martedì,Aprile 23 2024

Comune di Vibo in dissesto, attesa per le motivazioni della Corte dei Conti. E non si esclude il ricorso

L’amministrazione Limardo vuole conoscere bene i motivi che hanno indotto la magistratura contabile a bocciare il Piano di riequilibrio finanziario presentato con il proposito, poi fallito, di evitare la seconda dichiarazione di default dell’ente

Comune di Vibo in dissesto, attesa per le motivazioni della Corte dei Conti. E non si esclude il ricorso
Palazzo Luigi Razza, sede del Comune

Starebbero aspettando che a Palazzo Luigi Razza arrivi la sentenza della Corte dei Conti per poi valutare se ricorrere o meno alle Sezioni riunite della magistratura contabile. L’amministrazione comunale di Vibo Valentia, guidata dal sindaco Maria Limardo, prima di assumere qualsiasi decisione in merito, attende di capire bene e di conoscere a fondo le ragioni per le quali è stato respinto il Piano di riequilibrio finanziario, presentato dall’esecutivo sia alla Corte dei Conti e sia al Ministero dell’Interno nell’agosto del 2019 nel tentativo, poi fallito, di evitare il secondo dissesto finanziario dell’ente dopo quello dopo quello già dichiarato nel giugno del 2013 dall’ex amministrazione guidata dal sindaco Nicola D’Agostino. Default, poi, chiuso dalla commissione straordinaria di liquidazione del debito dopo otto anni di lavoro intenso. L’amministrazione del capoluogo, insomma, prima di procedere sulla strada di un eventuale ricorso vuole comprendere perché le misure inserite nel Piano di riequilibrio per ripianare il debito dell’ente siano state considerate insufficienti, non all’altezza di rimettere i conti di Palazzo Luigi Razza in ordine. [Continua in basso]

Due le strade per l’amministrazione

L’assessore al Bilancio Maria Teresa Nardo

Dal momento in cui la sentenza verrà notificata alla giunta, l’amministrazione Limardo avrà trenta giorni di tempo per dichiarare in consiglio comunale lo stato di default economico, oppure potrà decidere se ricorrere contro quanto hanno stabilito i magistrati contabili di Catanzaro lo scorso 27 ottobre al termine dell’adunanza pubblica, nel corso della quale il capo dell’esecutivo Maria Limardo ha provato a difendere la posizione economica del Comun, ma – come è noto – con esiti decisamente negativi. Se si sceglierà, dunque, di proporre il ricorso alle Sezioni riunite, l’iter per la dichiarazione di dissesto verrebbe a questo punto congelato in attesa di un nuovo pronunciamento da parte della magistratura contabile sul Piano di riequilibrio, ma questa volta non saranno più i giudici del capoluogo di regione a stabilire torti e ragioni ma quelli di Roma. Il testo – lo ricordiamo – è stato predisposto dall’attuale assessore al Bilancio e alla programmazione finanziaria Maria Teresa Nardo, docente dell’Unical, esperta in gestione finanziaria degli enti locali, la quale ha lavorato con l’ausilio degli uffici finanziari competenti di Palazzo Luigi Razza, portando naturalmente sostanziali modifiche, sul documento di risanamento lasciato dal commissario straordinario Giuseppe Guetta (alla guida dell’ente, dopo le dimissioni dell’ex sindaco Elio Costa, da febbraio a maggio 2019).

Un debito mai quantificato

A Palazzo Luigi Razza, insomma, si rimane in trepidante attesa rispetto ai motivi che hanno prima convinto e poi spinto la Corte dei Conti a bocciare il Piano di riequilibrio, che avrebbe dovuto scongiurare l’ulteriore dissesto finanziario per via di un disavanzo, costituito sicuramente da decine di milioni di euro, ma che tuttavia, ancora oggi, gli stessi uffici finanziari del Comune – stando ai soliti ben informati – non riuscirebbero a quantificare nelle sua cifra esatta, precisa: questo debito, causa del default, è infatti costituito essenzialmente da residui passivi (debiti) che si sono accumulati nel tempo a fronte di residui attivi (crediti) che l’ente non riesce più a riscuotere per svariate ragioni (tra cui il fatto che alcuni di essi risultino oramai troppi lontano nel tempo e quindi difficile da incassare) e che, dunque, hanno inevitabilmente portato anno dopo anno a fare lievitare il disavanzo nei diversi Conti consuntivi che, puntualmente, le amministrazioni hanno portato in aula per essere approvati. Il tutto fino a quando la “bolla” non è nuovamente scoppiata.

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