venerdì,Marzo 29 2024

Provinciali a Vibo: la segreteria del Pd incapace di sostenere al suo interno quanto proposto agli altri partiti

Il Partito democratico dopo aver chiesto alle altre forze politiche di avanzare una richiesta congiunta di dimissioni nei confronti del presidente Solano, pena la mancata presentazione della lista, sceglie la via del “suicidio” politico presentando una lista civica persino incompleta nei candidati

Provinciali a Vibo: la segreteria del Pd incapace di sostenere al suo interno quanto proposto agli altri partiti
La sala del Consiglio provinciale di Vibo

Le vicende inerenti il prossimo rinnovo del consiglio provinciale meritano, per le loro implicazioni presenti e future, di essere riassunte ed approfondite. I fatti sono noti: la federazione provinciale del Pd ha denunciato l’anomala circostanza di procedere all’elezione di un nuovo consiglio provinciale in un ente che sarà comunque politicamente guidato – fino alla scadenza del suo mandato – da un presidente rinviato a giudizio, invitando tutte le altre forze politiche a pronunciarsi di fronte a tale anomalia ed a procedere congiuntamente alla richiesta di dimissioni del presidente al fine di poterne eleggere, unitamente ai consiglieri, uno nuovo, con il messaggio implicito di non presentare le liste se non prima venisse rimossa tale anomalia. La segreteria provinciale, preso atto del silenzio degli altri partiti, ha poi indetto una serie di riunioni per determinare la linea da seguire più consona al contenuto di detta proposta. Due le correnti di pensiero che si sono confrontate: da un lato coloro i quali hanno ritenuto  più congruo non predisporre alcuna lista per partecipare al rinnovo del consiglio, dall’altro coloro che invece hanno ritenuto assolutamente indispensabile tale partecipazione. [Continua in basso]

Tra le due vie, la segreteria provinciale ha invece optato per una terza: niente simbolo di partito e partecipazione alla competizione con alcuni candidati inseriti in una lista civica. A tale scelta è seguita la presa di distanza del capogruppo del Pd Stefano Luciano, del consigliere comunale e candidata in pectore Laura Pugliese, di Claudia Gioia e Samanta Mercadante, componenti del coordinamento cittadino di Vibo, che hanno annunciato il loro proposito di rimanere fermi sulla linea del primo documento sottoscritto dalla federazione provinciale e, conseguentemente, di non prendere parte con un ruolo attivo alla competizione, facendo venir meno la disponibilità a candidarsi della Pugliese. Occorre subito dire che la conclusione di questa vicenda non rappresenta una sorpresa, bensì la conferma del poco che è oggi il Partito democratico, all’interno del quale la linea della federazione provinciale è stata sconfessata e ribaltata da tre sprovveduti consiglieri comunali, privi di visione politica, i quali hanno ritenuto la propria candidatura a consiglieri provinciali una questione di vita o di morte, da anteporre a tutto ed a tutti. Alla luce di ciò, riteniamo privo di contenuti fattuali il tentativo di Insardà di veicolare l’idea che la nuova posizione sia stata il frutto della volontà della totalità dei sindaci, degli amministratori, dei dirigenti e dei simpatizzanti.

La sede della Provincia di Vibo Valentia

La prova evidente che i fatti non sono quelli prospettati da Insardà la si ricava agevolmente da tre circostanze: 1) se così fosse stato, il partito non avrebbe avuto alcuna difficoltà nel comporre una lista con dieci candidati e con il proprio simbolo, mentre invece, pur unendo le forze con i grillini ed i socialisti, non sono riusciti a completarla; 2) basta leggere i nomi dei candidati per ricavare i numeri reali del consenso ed i sindaci di riferimento; 3) il documento del “gruppo Luciano”, grosso quanto una casa, smentisce in modo lapalissiano le asserzioni relative ad una presunta unità. Per una volta che il Pd aveva assunto una posizione ed avanzato una proposta condivisa dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica e dei propri sostenitori, è riuscito poi a cimentarsi nel solito harakiri. Le cose vanno dette per quelle che sono, la segreteria provinciale non ne esce bene: ha dimostrato mancanza di carisma, non riuscendo a far passare la linea annunciata; mancanza di polso nel difenderla di fronte all’ottusità politica di qualche curato di campagna (leggi sindaco); mancanza di lungimiranza nel pensare di salvare capra e cavoli confezionando un documento il quale, invece di fungere da toppa, ha finito per allargare il buco. In tal senso, dopo quanto già scritto, va aggiunto che le “bacchettate” riservate dal segretario provinciale a tutti i parlamentari degli altri partiti, in relazione alla loro mancata presa di posizione sulla proposta della segreteria del Pd, appaiono veramente surreali alla luce della circostanza che analogo comportamento silente è stato tenuto dall’on.Viscomi, parlamentare di riferimento del Pd provinciale.

Il corollario di tutto quello che si è scritto è il seguente: l’operato della segreteria provinciale fa acqua da tutte le parti, mentre al contrario va sottolineata, apprezzata e condivisa la posizione assunta da Luciano, Pugliese, Gioia e Mercadante, che hanno dimostrato di saper tenere la barra dritta, di anteporre la tutela d’immagine del partito alle aspirazioni del gruppo, rinunciando alla candidatura della Pugliese. Riteniamo che, oltre ai politici testè menzionati, ad uscire bene dalla vicenda siano stati paradossalmente tutti gli altri partiti i quali, evidentemente conoscendo la mancanza di sostanza e l’assenza di una leadership all’interno del Partito Democratico in grado di far accettare all’interno le proposte rivolte all’esterno, non hanno ritenuto – a questo punto giustamente – di prendere in considerazione l’istanza di cui erano stati destinatari. In conclusione, è giusto rilevare come Insardà, pur lasciato solo nel gestire questa spinosa vicenda, non si sia comunque tirato indietro, mettendoci la faccia, contrariamente a chi invece lo avrebbe dovuto supportare ed affiancare. Sul banco degli “imputati” vanno messi l’on. Viscomi ed il consigliere regionale Mammoliti i quali, adottando un comportamento maramaldesco – concretatosi per il primo attraverso la solita scelta di non prendere una qualsiasi posizione e per il secondo attraverso una totale latitanza – hanno fatto sì che la “bomba” scoppiasse in mano al segretario provinciale.

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