giovedì,Aprile 18 2024

La denuncia di “Calabria sociale”: «Ai Comuni vibonesi negati diversi milioni di euro dal ministero»

Il neonato comitato di Tropea promuove un’iniziativa per far sì che lo Stato applichi la legge e conceda una redistribuzione dei fondi agli enti locali su servizi come asili nido, viabilità, istruzione, rifiuti

La denuncia di “Calabria sociale”: «Ai Comuni vibonesi negati diversi milioni di euro dal ministero»

Nasce per denunciare «la mancata applicazione della Costituzione e della legge dello Stato in riferimento all’allocazione dei fondi di solidarietà comunale». È il comitato indipendente “Calabria sociale”, costituito a Tropea da Domenico Cortese, Michele Purita, Tonino Simonelli e Alessio Bonello, che si presenterà ufficialmente alla cittadinanza e alle istituzioni sabato alle ore 17 a Tropea, a Palazzo Santa Chiara, alla presenza del sindaco e dei consiglieri comunali dei centri limitrofi a Tropea, oltre ai consiglieri provinciali Antonella Grillo, Antonio Zinnà e Daniele Vasinton, insieme ad altre realtà associative. Sarà presente anche l’assessore al Bilancio del Comune di Cinquefrondi Flavio Loria, primo comune calabrese a presentare ricorso contro la distorta perequazione dei fondi

Quello che il comitato denuncia è che dal 2011 i servizi di Amministrazione, Istruzione, Polizia locale, Viabilità, Rifiuti, Servizi sociali e Asili nido non ricevono dallo Stato la copertura adeguata, prevista dalla Costituzione (art. 119) e  dalla legge n. 42 del 2009, per sopperire alla differenza tra fabbisogno – calcolato dallo stesso ministero – e capacità fiscale. Per mantenere i servizi esistenti in tutti i Comuni delle Regioni a statuto ordinario il ministero stesso dichiara che occorrerebbero 33 miliardi di euro, ma ne mette sul piatto solo 25. Questo perché lo Stato ricava questi soldi solo dalle tasse dei comuni stessi (“solidarietà orizzontale”), mettendo in conflitto i comuni più ricchi con i più poveri. Inoltre se un comune, per esempio, non ha asili nido, secondo le regole contabili attuali non ne ha diritto. Infatti, per le regole che usa il ministero – denunciano ancora dal comitato – una città contabilizza come fabbisogno solo i servizi che possiede già. Non vengono assicurati i Livelli essenziali delle prestazioni, come Costituzione e legge invece indicano. 

Ed ecco alcuni casi concreti: «Rispetto a ciò che indicherebbe la Costituzione, solo nel 2018 Tropea ha avuto un ammanco di 1 milione e 397mila euro, Ricadi di 1 milione e 298mila euro, Drapia di 318.319 euro, Parghelia di 318.941 euro, Rende  5 milioni e 803mila euro, Lamezia Terme 11 milioni di euro, Cosenza 889.333 euro, fino ad arrivare a Crotone che si stima abbia un ammanco di 10 milioni, Catanzaro di 9 milioni, Vibo Valentia di più di 4 milioni e Reggio Calabria addirittura di 31 milioni».

Uno degli scopi del comitato è far sì che i consigli comunali deliberino delle mozioni congiunte che chiedano alle istituzioni governative iniziative decise per limitare i «danni economici già provocati dal federalismo», nonché quelli che occorreranno in caso di attuazione dei pre-accordi sull’autonomismo differenziato di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

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