giovedì,Marzo 28 2024

Riscossione tributi a Vibo, si lavora all’esternalizzazione del servizio

Constatata la scarsa capacità di incasso “in proprio”: su 17 milioni di euro di ruoli ne entrano appena 450mila. L’assessore al Bilancio: «Dissesti degli enti causati principalmente dall’inefficienza nella gestione dei servizi essenziali»

Riscossione tributi a Vibo, si lavora all’esternalizzazione del servizio

Sarà un agosto decisivo per i destini del Comune di Vibo Valentia. Il consiglio comunale è chiamato ad approvare un piano di riequilibrio le cui basi sono state gettate dal commissario nello scorso mese di aprile e che in queste ore viene messo a punto dall’amministrazione per essere sottoposto al vaglio dell’assise. Nel frattempo, si pensa anche a come incrementare la riscossione dei tributi. Nei giorni scorsi, a questo giornale, il vicesindaco Domenico Primerano spiegava che, malgrado gli sforzi degli uffici che avevano mandato ruoli per circa 16/17 milioni di euro, il Comune aveva incassato appena 450mila euro. Una cifra irrisoria a fronte dei grandi crediti vantati, anche se in mezzo a questi calcoli ci sono finite pure le cosiddette “bollette pazze”. Un tema, quello della riscossione dei tributi, che è uno dei pochi capitoli che possano permettere il risanamento del bilancio a medio e lungo termine. Proprio per questo motivo, a Palazzo Luigi Razza si sta pensando di esternalizzare il servizio, affidandolo ad una società di riscossione che avrebbe tutti i mezzi – soprattutto l’interesse – a portare a conclusione il compito. Un’idea che sta prendendo sempre più corpo in questi giorni in cui si sta constatando la scarsa capacità di riscossione in proprio.

Sulla questione del bilancio, e in particolare sulle condizioni di dissesto e pre dissesto che interessano i Comuni, ha parlato anche – in linea generale, ma che ben si applica al caso particolare di Vibo Valentia – l’assessore al ramo Maria Teresa Nardo. «Sento spesso commenti inappropriati sulle condizioni di dissesto e pre dissesto dei Comuni: si ritiene che le principali cause di tale stato finanziario – scrive su Facebook – siano le spese “pazze” o i “costi della politica”. Leggendo i bilanci di molti enti locali non noto spese pazze, leggo piuttosto che la crisi finanziaria è l’effetto drammatico di anni di disorganizzazione nella gestione della macchina amministrativa e inefficienza nella gestione dei servizi essenziali, primi tra tutti il servizio idrico e il servizio di nettezza urbana. Il mancato investimento nell’informatizzazione ha generato enti che disconoscono il proprio contribuente e che utilizzano personale, già scarso, per attività operative con maggiore probabilità di errore e maggiori tempi di attesa da parte del cittadino. Tutto ciò fa aumentare il fondo crediti di dubbia esigibilità perché il credito sarà inevitabilmente inesigibile o contestabile. L’assenza per anni e anni di investimenti nelle reti idriche genera spreco di acqua che tuttavia i Comuni sono chiamati a pagare. La ritardata legislazione e organizzazione su ampia scala del servizio di nettezza urbana che doveva generare economie di scala sta generando maggiori costi di governance. I mutui concessi con molta facilità dagli istituiti “quasi pubblici” a tassi “fuori mercato” e il regime di salvaguardia dell’energia pesano sui bilanci come macigni. A tutto questo va aggiunto il blocco per anni delle assunzioni e per alcuni periodi della formazione al personale. Spero che la classe politica, a diverso livello istituzionale, insieme ai tecnici, riesca a riflettere sulle vere ragioni del dissesto – conclude la Nardo – per trovare le soluzioni più appropriate orientate a garantire su scala nazionale i medesimi servizi con la medesima qualità ai cittadini».

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