martedì,Aprile 16 2024

Diga Alaco, i Cinquestelle interrogano l’Ue

Gli europarlamentari Pedicini e Ferrara si appellano alla Commissione europea per chiedere, tra le altre cose, se “s’intende aprire una procedura d'indagine per mancato adempimento del diritto europeo”.

Diga Alaco, i Cinquestelle interrogano l’Ue

«La diga del lago Alaco in provincia di Vibo Valentia continua ad alimentare i rubinetti di circa 400mila calabresi nonostante nel 2012 sia stata sequestrata dalla Procura di Vibo Valentia e nonostante nel 2013 nella sua acqua sia stata rilevata dall’Arpa della Calabria la presenza di sostanze altamente cancerogene».

È quanto dichiarano in una nota gli europarlamentari del Movimento cinque stelle Piernicola Pedicini e Laura Ferrara informando di aver presentato, «per fare chiarezza sulla grave situazione», un’interrogazione alla Commissione europea in cui pongono tre importanti quesiti: “la Commissione è informata se siano state prese misure appropriate per eliminare il rischio per la salute umana? La Commissione ha ricevuto una relazione sulla qualità delle acque relativa al caso specifico? Intende la Commissione aprire una procedura d’indagine per mancato adempimento del diritto europeo?”.

Nell’interrogazione i due portavoce pentastellati hanno evidenziato che l’opera costò 150 miliardi di lire, fu ultimata nel 2004 e venne realizzata su terreni ricchi di ferro e manganese; che la Procura predispose nel 2012 il sequestro preventivo degli impianti per omessi controlli dei serbatoi, delle reti di distribuzione, delle sorgenti e dei pozzi; che l’Arpa della Calabria nel 2013 rilevò nell’acqua della diga la presenza di Xilene (169µg/l), Cloriti (730µg/l), Triclorometano (275µg/l) e di composti derivanti dal Benzene (800µg/l), tutte sostanze altamente cancerogene per la salute umana.

Pedicini e Ferrara hanno sottolineato inoltre che, «nonostante il sequestro ed il rinvio a giudizio di 16 indagati per avvelenamento colposo di acque provenienti dall’invaso, l’acqua continua ad essere immessa negli acquedotti e utilizzata dai cittadini residenti in 88 comuni dell’area».

Infine, hanno precisato di aver chiesto l’intervento della Commissione europea perché chiedono il rispetto degli articoli 168 e 191 del Tfue (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) e delle direttive europee 2000/60/Ce e 1998/83/Ce, quest’ultima modificata dal regolamento 2009/596/Ce.

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