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Servizio idrico, nel 2018 il Comune di Vibo ha incassato appena il 12 per cento – Video

I numeri impietosi sulla riscossione contenuti nel Piano di riequilibrio. L'acqua insieme alla Tari rappresenta la posta più “pesante” nel bilancio dell’ente. Ecco le “ricette” del Comune per uscire dal profondo rosso

Servizio idrico, nel 2018 il Comune di Vibo ha incassato appena il 12 per cento – Video

Dal profondo rosso di Dario Argento a quello del Comune di Vibo Valentia il passo è breve. Ma se nel film del celebre regista dell’horror c’era una pazza scatenata a seminare morte, a dissanguare le casse di Palazzo Luigi Razza ci ha pensato l’inattività della politica, condita da una buona dose di incapacità che l’ha fatta da padrone nel corso degli anni (salvo rarissime eccezioni). E così oggi ci si trova con un ente costretto ad approvare un Piano di riequilibrio finanziario per tentare di evitare un secondo dissesto che pregiudicherebbe definitivamente ogni speranza di rinascita. Nel piano redatto dagli uffici sulla scorta delle indicazioni dell’assessore Maria Teresa Nardo viene cristallizzata in due schemini una delle principali sciagure dell’ente: la capacità pressoché nulla di riscuotere i tributi. 

Nel Piano sono state prese in considerazione, in particolare, «due poste di entrata di maggiore rilevanza, la Tari e il Servizio idrico integrato». Acqua e spazzatura, che rappresentano i tributi più importanti (e più evasi). Ebbene, per quanto concerne il servizio idrico, prendendo l’ultimo quinquennio, si passa da una percentuale del 65,64% del riscosso sulla base dell’accertato nel 2013, ad un misero 12,54% del 2018. Va meglio sulla Tari, ma niente da far stappare champagne: dal 55,39% di riscossione del 2013 al 47,89% del 2018. Ma non bastano i semplici numeri, bisogna anche analizzare la tempistica di riscossione. Ed infatti nel Piano si legge: «L’ente raggiunge il 48,88% di riscossione per il servizio idrico anno 2017 solo nell’anno 2018, e la percentuale di riscossione della Tari per l’anno 2017 è pari al 53,32% solo al 31.12.2018, mentre i relativi costi – è questo il passaggio fondamentale – sono sostenuti nell’anno di competenza; tale divario non è sostenibile per nessun ente locale, ma soprattutto per chi, come il Comune di Vibo, dovrebbe avere una capacità di riscossione tale da poter ricostituire i fondi vincolati utilizzati negli anni ante 2010».

A rappresentare un fardello per l’equilibrio di bilancio è anche, in questo contesto, il Fondo crediti dubbia esigibilità, inevitabilmente “enorme” a fronte di una riscossione così bassa: «Il Comune di Vibo, considerando solo Tari e Servizio idrico integrato, risulta avere una capacità totale di riscossione in conto residui pari al 16,56%». Dal calcolo semplificato del Fcde, infine, si hanno oltre 16 milioni da accantonare, che equivalgono «addirittura al 33,60% delle entrate correnti a rendiconto 2018». Si tratta di un importo «talmente elevato» per cui «è assolutamente necessario che vi sia un’inversione di tendenza nella gestione dei tributi comunali».

Nel Piano vengono anche indicate le vie che l’amministrazione intende seguire: si va dalla gestione ordinaria dei tributi comunali alla definizione dei regolamenti e degli atti amministrativi, dall’aggiornamento di tutte le norme in materia tributaria al controllo delle posizioni rilevanti ai fini fiscali, dal recupero dell’evasione all’attivazione di meccanismi di comunicazione con il cittadino-utente fino all’innovazione dei processi di lavoro

La situazione, insomma, è assolutamente critica. Ma le basi per tentare di evitare il peggio sono state gettate.

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