giovedì,Aprile 18 2024

Quel pasticciaccio brutto di via Carlo Parisi, ovvero la passione secondo Costa

Vibo Valentia, così come tutta la Calabria, vive di un paradosso tutto suo: c’è un abuso di politica e un deficit di politiche. Che tradotto significa: sono in moltissimi a vivere di voti, ma sono in pochissimi a beneficiare di risultati

Quel pasticciaccio brutto di via Carlo Parisi, ovvero la passione secondo Costa

Questa settimana il settimanale londinese “The Economist” titola in copertina “Art of the lie”, tradotto: “l’arte di mentire”. Una caratteristica, secondo l’attendibile rivista britannica, che si addice – senza purtroppo essere una novità – ai politici. Solo che ai tempi mitici di internet questa attitudine assume dei contorni ancora più spaventosamente reali, perché “in un mondo sempre più diviso in fazioni contano i sentimenti e non più i fatti”. Se poi estendiamo alla dimensione locale questa massima, si potrebbe tranquillamente dire che le menzogne qui in Calabria sono elevate ormai a normalità. O almeno, stando ai risultati delle politiche fin qui attuate, come in alternativa andrebbe giudicato il lavoro dei rappresentanti che rappresentano i calabresi? E’ l’era della post-verità, bellezza.

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Adesso, stare qui a dare una certa importanza ad Elio Costa, a metterlo per un qualche secondo in un ragionamento dissacrante ma pur sempre di intellettualismo purissimo, è azzardoso e forse pure poco efficace. Citarlo, citando “The Economist”, è tuttavia un vanto. Chi promuove il cambiamento, chi vince marciando sugli allori (quali, poi?), chi si propone come unico attore capace di stravolgere questa città dalle disgrazie ataviche, chi pensa di poter essere una panacea non meriterebbe appunto nemmeno una riga di commento perché si commenta da sé. Non la merita con il sole alto, figurarsi con la pioggia. Figurarsi a Vibo Valentia. Già, perché se ad Elio Costa non fa paura nulla del comun-mortalesimo provincialotto, pensando ad un acquazzone il sindaco potrebbe non dormirci la notte.

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Quel pasticciaccio brutto di via Carlo Parisi è l’incubo del primo cittadino, è la sua croce. A fine gennaio Elio Costa in versione “Uomo della Provvidenza” si aggirava per la voragine, accompagnato dal dirigente Claudio Decembrini, promettendo di fare il possibile per assicurare ai residenti un pronto ritorno a casa. Il suo impegno “giorno e notte” si dimostrava instancabile, il suo occhio vigile, la sua parola forte e sicura. Poi, passata la bufera, ecco l’inizio dei lavori: 550mila euro per il ripristino della normalità. In questi giorni, ad una prima pioggia di forte intensità, parte dell’asfalto con ancora l’odore acre del catrame cede. Ora, nel coro delle polemiche politiche di queste ore, sulla “verità, tutta la verità, nient’altro che la verità”, sulle teste dei colpevoli da consegnare sui soliti ridicoli piatti d’argento, sulle improbabili dimissioni di tizio e caio, non c’è una disamina meno menzognera della menzogna ufficiale: perché proprio come dice “The Economist” nessuno vuol convincere le persone del fatto che chi critica dica la verità, ma oggi è più importante rinforzare il proprio pregiudizio”. Lungi dal voler dare qui lezioni accademiche, la tesi principale, sempre se il giornalismo ha ancora un valore pure qui, è il fatto a dover importare, ovvero è ciò che si è detto e poi non si è fatto a dover vincere sulle rassicurazioni della maggioranza e sulle strumentalizzazioni della minoranza.

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Vibo Valentia, così come tutta la Calabria, vive di un paradosso tutto suo: c’è un abuso di politica e un deficit di politiche. Che tradotto significa: sono in moltissimi a vivere di voti, ma sono in pochissimi a beneficiare di risultati. O, ripetendolo come un mantra, come dovrebbe essere giudicata in alternativa la situazione reale del paese reale? Soddisfacente? Ottima? Pessima?

E il pasticciaccio brutto di via Carlo Parisi è il totem dell’intera discussione. Il sindaco, quando la voragine si è creata, non aveva di certo nessuna responsabilità e, buon per lui, la malagestio è stata frutto di quel passato utilizzato da molti come alibi. Ma il post-voragine, con tanto di ricostruzione, è totalmente a carico suo. Suo, dell’assessore Lombardo, del dirigente ai Lavori Pubblici e di chi si vuole. Diciamo: è di Elio Costa “and friends”. O non si vuole dire nemmeno questo? Ecco, il primo cittadino prima di dire “a” dovrebbe innanzitutto chiedere scusa. Perché nella vita, specie in politica, si può certamente sbagliare. Sbagliare, ma non mentire. O se proprio questo esercizio viene difficile, sarebbe opportuno non mentire in maniera sistematica per continuare ad apparire ciò che purtroppo non si è.

O almeno ciò che purtroppo non si è più.

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