giovedì,Aprile 25 2024

Nuovo affondo di Di Bella su Comune e Prefettura: «La trasparenza dov’è?»

L’ex senatore e presidente dell’associazione Zaleuco solleva ombre su gestione dei beni comunali, piani di sviluppo, rendiconto dei fondi dell’alluvione, gestione dei servizi informatici, beni confiscati alla ‘ndrangheta e accoglienza dei migranti

Nuovo affondo di Di Bella su Comune e Prefettura: «La trasparenza dov’è?»

«Tace il prefetto, tace il sindaco, tace il segretario comunale e tace la dirigente Teti. Tacciono gli assessori del Comune, i capigruppo consiliari, persino i partiti. Tacciono tutti, tranne stampa e televisione. Succede a Vibo Valentia. Un evento straordinario per una città nella quale la virtù del silenzio non è di casa e nella quale si sa – da buoni cristiani e da consumati democratici – che l’oro è lo sterco di Satana e amministrare è un servizio per il popolo da fare in assoluta trasparenza».

Torna all’attacco l’ex senatore Saverio Di Bella, presidente dell’associazione Zaleuco, sollevando diverse criticità in capo all’amministrazione comunale e alla locale Prefettura e in ordine a molteplici aspetti amministrativi. Tutte questioni che presenterebbero gravi ombre in materia di trasparenza.

«Non è colpa della ‘ndrangheta, che notoriamente a Vibo non esiste – spiega ironicamente Di Bella -, né della massoneria, i cui membri sarebbero in sonno. Che succede allora alla bella addormentata città di Monteleone?».

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La risposta è «semplicissima: la casta locale è disorientata perché, forse, non capisce e certamente non applica, tra l’altro, le norme sulla trasparenza. Che bisogno c’è, infatti, di trasparenza? Si lavora così bene nei labirinti tradizionali della politica, nel buio invisibile del “do ut des” tradizionale, nel tenere il popolo contento e gabbato, lontano dal potere e soprattutto dal controllo del potere. Tra sudditi e cittadini si privilegiano, deduttivamente, i primi. Si tace cioè perché il nemico che ascolta è il popolo».

Per Di Bella non ci sono alternative: «Il silenzio dei morti civili è perciò una scelta obbligata. L’unica possibile per tentare di evitare un tracollo che resta però inevitabile. Inevitabile in quanto la violazione reiterata delle leggi della Repubblica non può restare senza conseguenze. Perché il silenzio, contrariamente a quanto si illudono coloro che lo scelgono, parla».

Nel caso di Vibo «urla l’angoscia di una economia annichilita, di una inefficienza amministrativa intollerabile, di uno scempio di risorse inammissibile e sospetto. Di un’inefficacia, clientelare e fraudolenta – deduttivamente – gestione dei poteri».

L’ex senatore fornisce allo scopo qualche esempio: «Come mai nei bilanci del Comune le accise sui depositi costieri sono sempre assenti? Come mai mancano l’inventario e il contro patrimoniale dei beni comunali? Come mai mancano i piani di sviluppo e i piani di sicurezza aggiornati? Come mai mancano i rendiconti sui finanziamenti erogati dallo Stato per fare fronte al disastro dell’alluvione del 2006? Come mai manca ancora il responsabile per i servizi informatici del Comune? Come mai non viene reso pubblico l’elenco dei beni confiscati alla ndrangheta e consegnati dallo Stato al Comune?».

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Risposte alle quali serve necessariamente una risposta, anche perché, spiega Di Bella, «per pubblici ufficiali e addetti a pubblico servizio, il silenzio è un reato. La legge sulla trasparenza li obbliga, infatti, a comunicare, a rendere pubblico, ogni atto compiuto nell’esercizio della loro funzione». Esplicitando: «il segretario del Comune di Vibo Valentia deve garantire la visibilità di tutto ciò che viene deciso dall’amministrazione comunale e dagli uffici del Comune. Gli atti e i documenti vanno inseriti nel sito del Comune e in quello di ciascuno degli assessori. Il sindaco deve rendere pubblico il nome del funzionario responsabile dei servizi informatici del Comune, dei consulenti eventuali, dei contratti, dei provider, dei costi».

Di conseguenza, ci si chiede ancora: «come mai si verifica un vuoto di memoria così diffuso, deduttivamente, tra gli amministratori e i partiti politici di Vibo Valentia? La democrazia e con essa il popolo sovrano. Che, anche a Vibo Valentia, vincerà la sfida della casta. Qualunque sia il tempo necessario: “gutta cavat lapidem”, la goccia scava la roccia. La lotta – conclude Di Bella citando Campanella – continuerà fino alla vittoria della democrazia incarnata nella Costituzione, anche a Vibo Valentia».

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