Comune di Vibo, Pd e sindaco di nuovo ai ferri corti: dopo la nomina del capo di gabinetto ora è la volta del suo staff
L’avviso pubblico per la ricerca di collaboratori esterni era finito nel dimenticatoio dopo l’assunzione di Menniti. Ora l’assessore Talarico conferma che resta in piedi e forse richiederà una variazione di bilancio. Ma il capogruppo dem Colelli si mette di traverso: «Non la voteremo»
“Complesso di esperti, o anche ufficio o sezione, che ha il compito di fornire consigli e assistenza all’ufficio o ente da cui dipende”. La definizione che il vocabolario Treccani dà di “staff” è questa. Spiega anche che in inglese significa “bastone, in quanto simbolo del comando”, ma questa è un’altra storia. Di certo la definizione ha un senso plurale, insomma non ci può essere uno staff se c’è una sola persona a farne parte.
Forse è per questo che al Comune di Vibo è ricicciato fuori l’avviso di selezione pubblica per l’istituzione di un ufficio staff della giunta Romeo. Incarico a tempo determinato (23mila euro l’anno) da assegnare su insindacabile scelta del primo cittadino a una figura professionale esterna, da inquadrare nell’Area dei Funzionari e dell’Elevata qualificazione (ex categoria D), fino alla scadenza del mandato amministrativo.
L’avviso, pubblicato all’inizio di marzo, era finito nel dimenticatoio dopo la nomina diretta, il 25 marzo, appena 20 giorni dopo, del capo di gabinetto del sindaco, Gianpiero Menniti. Ma non l’hanno dimenticato i 21 aspiranti “staffisti” che hanno risposto all’avviso mandando il proprio curriculum.
La questione è saltata nuovamente fuori in maniera dirompente nel corso della seduta della IV Commissione consiliare su input della consigliera e coordinatrice cittadina di Forza Italia, Carmen Corrado, che ha chiamato a relazionare l’assessore al Personale, Marco Talarico. È così emerso che l’avviso resta in piedi e sta completando il suo iter, che le domande pervenute sono, appunto, 21 e che per assumere chi il sindaco sceglierà tra i 5 curricula più interessanti, saranno usati fondi dell’ente da trovare eventualmente con una variazione di bilancio. Risposta esaustiva che ha sollevato le perplessità di Corrado, che si è chiesta come sia possibile «in un contesto di spending review, che ha visto anche i consiglieri ridursi le indennità, ipotizzare una variazione di bilancio per reperire 23mila euro l’anno da destinare all’assunzione di un collaboratore esterno». Altrettanto duro il capogruppo di Fdi, Antonio Schiavello, che ha rimarcato l’uso a suo dire improprio delle risorse comunali per cercare un/a «babysitter» da affiancare a Menniti e a una giunta «da ritenersi a questo punto palesemente inadeguata».
Ma a rendere davvero incandescente la seduta della Commissione ha contribuito in maniera decisiva il capogruppo del Pd, Francesco Colelli, che ha escluso l’appoggio del suo partito a una variazione di bilancio per reperire le risorse necessarie. Colelli, dunque, ha gettato sale su una ferita che non si è mai rimarginata dal 25 marzo scorso, quando gli assessori del Pd Stefano Soriano e Vania Continanza disertarono la riunione di giunta che deliberò l’assunzione del capo di gabinetto del sindaco. Un gesto plastico per rendere evidente a tutti l’opposizione a una decisione che non condividevano, sebbene, nelle dichiarazioni successive al clamoroso forfait, Colelli preferì non infierire per evitare di far venire giù tutto. Da allora, l’avviso pubblico per la ricerca dei componenti dello staff emanato 20 giorni prima è rimasto nel limbo e in molti hanno creduto che, nominato il capo di gabinetto, venisse annullato, con buona pace di chi aveva mandato il proprio curriculum. Ieri, invece, la conferma da Talarico che l’avviso resta in piedi, con il Pd che si ritrova nuovamente nella scomodissima posizione di primo partito di maggioranza e… opposizione.