Insardà: «Il Pd è cambiato, chi non l’ha capito è fuori dalla realtà»

Si definisce “uomo di partito”, fin dalla prima ora. Fin da quando la sua storia politica incrocia quella del nuovo soggetto che nasceva con il nobile intento di unire le espressioni più rappresentative della tradizione riformista e moderata italiana. Una storia che da lì in poi, però – insieme a vittorie esaltanti e risultati storici -, racconta anche di conflitti laceranti, divisioni fratricide, addii sofferti.  

Realtà con la quale Enzo Insardà, attuale segretario provinciale del Partito democratico, impara ben presto a fare i conti cercando, come rivendica oggi, «di mettere sempre e comunque davanti a tutto l’interesse della mia parte politica».

Un obiettivo arduo, spesso scontratosi con le divergenze, il correntismo, i personalismi e le aspirazioni di carriera dei singoli, consumate sistematicamente a discapito dell’avversario interno. «Quello di dividersi – riconosce – è stato, purtroppo, il vizio originale del nostro partito, nato da una fusione a freddo tra l’area progressista e quella moderata. Un modello che da subito ha mostrato i suoi limiti, specie nelle periferie dove, magari, gli avversari storici si sono trovati a dover coesistere forzatamente. E queste divergenze si sono, se possibile, acuite nel corso della segreteria Renzi». [Continua]

Nicola Zingaretti

Le cose però, assicura Insardà, oggi sono cambiate. «È stato il nostro segretario Nicola Zingaretti, fin dall’inizio, ad indicare la strada: andiamo sempre di più verso un partito inclusivo che aspira a diventare una comunità democratica, ad aprirsi al mondo del sociale, ai movimenti, alle associazioni. A chi si confronta quotidianamente con il disagio sociale e la povertà. A chi lavora per salvaguardare l’ambiente. Il nostro scopo deve essere quello di fronteggiare con i nostri valori – che parlano di legalità, trasparenza, solidarietà, diritti – l’area sovranista e le destre, quelli che dicono “prima gli italiani”. In altre parole dobbiamo riavvicinarci alle persone e ai loro bisogni, altrimenti la sinistra continuerà a perdere contatto con la realtà». 

Restano però le divergenze interne che spesso subordinano l’interesse collettivo a quello personale. «Il mio sogno – spiega Insardà – è veder sedute attorno allo stesso tavolo tutte le espressioni del Pd, al di là delle appartenenze e delle diversità, e che si ragioni sulle idee e non sulle persone. Che si faccia sintesi anziché dividersi o scadere nei personalismi».

Un’occasione, la chiacchierata con Il Vibonese, per rigettare anche ogni etichetta di sorta. «Non sono l’uomo di Censore come qualcuno vorrebbe strumentalmente far apparire. Mi considero un uomo di partito. Lavoro per il mio partito e voglio che sia inclusivo, che non si perda in individualismi ma che abbia anzi la capacità di elaborare una proposta politica forte, unitaria, frutto di una sintesi che nasca dalle specificità di ognuno, dall’identità e autonomia di singoli che sappiano però convergere in un’unica direzione. E il segnale che in questo senso arriva dalla segreteria nazionale è chiarissimo: il nostro non è un comitato elettorale, non siamo più il “partito delle tessere”. Chiunque è il benvenuto ma nell’alveo di determinate regole per le quali le idee contano più delle persone e dei pacchetti di voti. Anche a costo di perdere tessere, come accaduto in Sicilia, o di uscire sconfitti dalle elezioni».

Pd Vibo, al centro il segretario Enzo Insardà

La sinistra vibonese, maestra nel dividersi e discutere, vive in questa fase un nuovo dibattito incentrato sull’antinomia aggregazione/balcanizzazione. Sul punto Insardà è ecumenico: «Ben vengano le iniziative che tendono ad allargare il campo nel centrosinistra. Mi trova molto d’accordo la posizione di Antonio Lo Schiavo, che giustamente rivendica una sua identità ed autonomia. Al tempo stesso non posso che accogliere con favore l’iniziativa del dottore Domenico Consoli che tende ad elaborare una proposta comune in un centrosinistra allargato. Pd, Io resto in Calabria, così come i Democratici progressisti, sono legati da obiettivi e intenti comuni: ritrovarsi sui principi non sarà un problema. In questo senso anche verso i cinquestelle dobbiamo avere un atteggiamento inclusivo che ci consenta di rafforzare un fronte comune, alternativo alla destra. Stessa cosa al Comune di Vibo – afferma Insardà – dove io auspico che le opposizioni dialoghino maggiormente e si facciano promotrici di un’azione comune da contrapporre ad una maggioranza sul cui operato tante sono le riserve da avanzare e che spesso, per una mancanza di dialogo da parte della minoranza, non emergono in tutta la loro gravità».

Guardando al Pd del futuro, Insardà ripete il suo mantra: unità. «Vibo e Catanzaro al momento sono le uniche Federazioni non commissariate in Calabria: questo per noi è motivo di grande soddisfazione, confermato anche dal riscontro alle candidature di qualità messe in campo alle ultime regionali. Ma presto affronteremo la stagione dei congressi e l’obiettivo deve essere quello di superare il commissariamento regionale con una proposta forte, credibile, rappresentativa. Anche i congressi comunali mi auguro si svolgano con questo spirito e che le idee prevalgano sulle persone. Il mio sogno è che tutti i congressi si celebrino con proposte unitarie, in cui si sappia trovare la sintesi tra le diverse proposte: sarebbe un segnale di grande cambiamento e maturità che non farebbe altro che giovare al nostro partito».

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