venerdì,Marzo 29 2024

Il corsivo | Vibo e il maxiprocesso perso, una sconfitta storica per la città

Il capoluogo di provincia perde il dibattimento di Rinascita-Scott, uno dei più importanti d’Italia. Anni di malgoverno da parte della politica locale e dei relativi supporters regalano l’ennesima delusione al territorio

Il corsivo | Vibo e il maxiprocesso perso, una sconfitta storica per la città

Perde un’occasione storica la città di Vibo Valentia, dimostratasi incapace di portare “a casa” la celebrazione di uno dei più importanti maxiprocessi di sempre: “Rinascita-Scott”, nato dall’operazione antimafia della Dda di Catanzaro scattata nel dicembre scorso. Nonostante l’inchiesta colpisca al “cuore” i clan di Vibo e provincia – i Mancuso di Limbadi, i Lo Bianco-Barba-Pardea-Pugliese-Camillò di Vibo Valentia, gli Accorinti di Zungri, i Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona, i Soriano di Filandari, i Mazzotta di Pizzo, i Bonavota-Cugliari di Sant’Onofrio, i Cracolici di Maierato e Filogaso, i La Rosa di Tropea, più esponenti del clan dei Piscopisani e della ‘ndrangheta di Stefanaconi –, il processo non si celebrerà a Vibo Valentia, bensì a Catanzaro. L’impegno del procuratore, Nicola Gratteri, è servito a scongiurare la celebrazione del maxiprocesso fuori dalla Calabria, ma la città di Vibo Valentia non si è dimostrata in grado di fornire adeguate strutture da adibire per la celebrazione di quello che si preannuncia come uno dei dibattimenti più importanti degli ultimi trent’anni.

Sarà momentaneamente una tensostruttura con una capienza di mille posti prevista nei pressi della carcere di Siano, in attesa della costruzione di una nuova aula bunker nelle adiacenze del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro, ad ospitare la prima fase del maxiprocesso.

Una chiara sconfitta per la città di Vibo Valentia e per la sua classe politica a tutti i livelli: inadeguata, non autorevole, senza alcun peso nei “palazzi” che contano, incapace di dialogare con la magistratura, con scarsa credibilità non solo alla luce delle risultanze investigative dell’inchiesta “Rinascita-Scott” (sono documentati infatti i rapporti dei clan con diversi esponenti politici di destra, centro e sinistra), ma anche e soprattutto incapace nell’amministrare un territorio che appare – dal mare alla montagna – sempre più abbandonato a se stesso. E così, mentre i consiglieri comunali di Vibo non trovano di meglio che litigare sull’intitolazione di una via al leader del Msi, Giorgio Almirante (con l’azzardo di tirare per la “giacchetta” anche chi come Enrico Berlinguer dell’antifascismo aveva fatto una ragione di vita), la città e la sua provincia perdono il maxiprocesso e l’appuntamento con la storia: quella che avrebbe potuto fare della città – al netto di spazzatura, erbacce, scarso decoro urbano e strade da dimenticare – una “vetrina” importante, oltre alla meta di addetti ai lavori, giornalisti ed avvocati provenienti da tutta Italia.

Un maxiprocesso con oltre 300 imputati – per gli altri è prevedibile la scelta del rito abbreviato da celebrare comunque a Catanzaro – significa infatti muovere sul territorio una mole di persone enorme al seguito, con conseguente lavoro per ristoranti, bar e alberghi, oltre a lanciare un segnale importante all’esterno di presenza anche visiva di lotta alla ‘ndrangheta (al di là delle sfilate alle manifestazioni antimafia nelle quali gli ipocriti abbondano sempre).
Nulla di tutto ciò per Vibo Valentia, che dopo quasi 30 anni non ha ancora completato i lavori del nuovo Tribunale e neppure è stata in grado di realizzare una semplice tangenziale per far defluire il traffico. Nella provincia che pullula di logge massoniche e politici ad ogni angolo di strada (basta contare i candidati alle elezioni comunali), la città capoluogo ed il resto del territorio continuano a sprofondare ed a collezionare record negativi. Resta inascoltato l’appello del procuratore Nicola Gratteri – lanciato a dicembre alla società civile all’indomani dell’operazione Rinascita-Scott – a rioccupare gli spazi liberati dal blitz antimafia. Fra una parte della politica vibonese che attende il rientro in Consiglio comunale nella città capoluogo di uno dei consiglieri indagati per voto di scambio ed un’altra parte che tesse astutamente legami con chi l’attività degli enti locali la dovrebbe invece controllare onde evitare infiltrazioni mafiose (e magari inviare qualche commissione di accesso agli atti almeno nei Comuni “attenzionati” dall’inchiesta Rinascita-Scott), non resta che attendere una nuova ed auspicata operazione (leggasi “retata”) di “pulizia” da parte della magistratura. Sperando sia la volta buona affinchè chi di dovere – a tutti i livelli – questa volta capisca.

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