giovedì,Marzo 28 2024

Referendum, stravince il “Si”: la Calabria perde 11 parlamentari – Video

Con la riforma costituzionale approvata dagli elettori italiani, la nostra regione passa da 20 a 13 rappresentanti a Montecitorio e da 10 a 6 a Palazzo Madama. Collegi da riscrivere entro 60 giorni

Referendum, stravince il “Si”: la Calabria perde 11 parlamentari – Video

di Alessia Bausone

Gli italiani hanno scelto. Siamo davanti al secondo dei quattro referendum costituzionale della storia repubblicana a venir approvato, dopo quello del 2001 sulla riforma del titolo V. Quello del 2006 sulla riforma della parte II della Costituzione (quello sulla “devolution”) è stato, invece, respinto, così come quello voluto (e personalizzato) da Matteo Renzi nel 2016.

Alle ore 20.25 sono state scrutinate 60.680 su 61.622 sezioni a livello nazionale, con una percentuale a favore del Sì che sfiora il 70 per cento. In Calabria la percentuale supera i 77 punti.  (IN AGGIORNAMENTO)

Il taglio dei parlamentari in Calabria

In Calabria il numero totale dei deputati è passato da 20 a 13. I collegi uninominali saranno 5 (estesi per 391.810 abitanti) a fronte dei precedenti 8 (estesi per 244.881 abitanti). I seggi dei deputati da attribuire con il plurinominale saranno, invece, 8 a fronte dei precedenti 12.

senatori passano da 10 a 6, due eletti con collegi uninominali (estesi per 979.525 abitanti) a fronte dei precedenti 4 (estesdi per 489.762 abitanti) mentre quelli eletti con il plurinominale passano da 6 a 4.

Dibattito flebile e partiti silenziosi

Fatta eccezione per il M5S che ha visto la folta truppa parlamentare orientata compattamente per il Sì, negli altri partiti politici a livello regionale vi è stato pressochè silenzio e assenza di dibattito.

Per il No si son schierati Anpi e Partito Socialista Italiano, la galassia dei partiti comunisti ed il movimento “10 idee per la Calabria”, il movimento “riformisti per Vibo”, il “Forum riformista” di Saverio Zavettieri, il leader del movimento catanzarese “Cambiavento”, Nicola Fiorita, il consigliere regionale della Lega, Pietro Molinaro (anche se Matteo Salvini si è orientato per il sì) ed il deputato Pd Antonio Viscomi (nonostante il voto in direzione nazionale a sostegno del Sì voluto da Nicola Zingaretti).

Strenua sostenitrice del No anche la presidente Jole Santelli che dichiarò: «Siamo di fronte – ragiona la governatrice – a un riforma puramente demagogica, che sposta sulla quantità un problema rilevante che è di qualità e che toglie voce al Sud».

Come cambia la Costituzione

Con il voto degli italiani sono stati modificati tre disposizioni della Costituzione, gli articoli 56, 57 e 59 in cui si cristallizza il taglio di un terzo dei parlamentari della Repubblica.

Il nuovo secondo comma dell’articolo 56 reca: «Il numero dei deputati è di quattrocento, otto dei quali eletti nella circoscrizione Estero», mentre il quarto comma indica la nuova modalità di calcolo della ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni.

Il secondo comma dell’articolo 57 reca: «Il numero dei senatori elettivi è di duecento, quattro dei quali eletti nella circoscrizione Estero», mentre il successivo comma sancisce ora che «Nessuna Regione o Provincia autonoma può avere un numero di senatori inferiore a tre; il Molise ne ha due, la Valle d’Aosta uno», mentre l’ultimo comma riguarda sempre la ripartizione tra i seggi fra le Regioni o le Province autonome sempre con un meccanismo elettivo su base regionale.

Il nuovo articolo 59 al secondo comma sancisce che: «Il numero complessivo dei senatori in carica nominati dal Presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque». Insomma, una riduzione pari ad un terzo del numero dei parlamentari.

I nuovi collegi in 60 giorni

A questo punto, se la legge elettorale rimanesse invariata, andrebbero ridisegnati i collegi elettorali, sia gli uninominali che i plurinominali. Giacchè, l’attuale legge elettorale, detta “Rosatellum bis” dal parlamentare renziano Ettore Rosato che ne fu ispiratore, è stata già modificata con una leggina, la numero 51 del 27 maggio 2019, che ha sostanzialmente sostituito tutti i riferimenti ai seggi espressi in numeri assoluti con delle proporzioni, per far sì che, indipendentemente dal numero dei parlamentari, il sistema elettorale non incontri ostacoli applicativi.

Nello specifico, è previsto che sia alla Camera che al Senato i 3/8 dei seggi totali (meno quelli esteri) siano eletti con un sistema maggioritario secco in collegi uninominali, mentre i restanti 5/8 siano eletti proporzionalmente in collegi plurinominali con liste bloccate. I nuovi collegi elettorali, secondo tale modifica legislativa, andrebbero ridisegnati entro 60 giorni in assenza di nuova legge elettorale.

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