sabato,Aprile 20 2024

Nardodipace, Loielo grida al complotto e avvisa: «Mi aspetto un attentato»

L’ex sindaco del Comune sciolto per infiltrazioni mafiose preannuncia opposizione al provvedimento del Consiglio dei ministri e parla di «un’azione persecutoria non supportata da prove concrete».

Nardodipace, Loielo grida al complotto e avvisa: «Mi aspetto un attentato»
Romano Loielo

«Si è trattato di un’azione politica vergognosa. Ci opporremo allo scioglimento presentando ricorso dopo che avremo letto le motivazioni che hanno indotto alla cacciata di questa amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose. Ci opporremo per una questione di principio e per far valere la verità». Si mostra combattivo l’ex sindaco di Nardodipace, Romano Loielo, che, in una dichiarazione rilasciata alla Gazzetta del Sud, critica aspramente la decisione assunta dal Consiglio dei ministri di procedere, per la seconda volta in appena quattro anni, allo scioglimento del Consiglio comunale del piccolo centro delle Serre.

Scioglimento che prende le mosse dagli esiti dell’inchiesta “Uniti per la truffa” che, nel 2014, aveva portato all’arresto di Loielo e del suo ex vicesindaco Romolo Tassone, figlio del presunto boss della ‘ndrangheta di Cassari, Rocco Bruno Tassone, di Mario Carrera e di Fabio Rullo (poi scarcerati dal Tdl) chiamati a rispondere del reato di truffa aggravata nei confronti dello Stato, dell’Unione Europea e della Regione Calabria.

Per Loielo in questo caso si tratta di «una palese persecuzione. Come uno dei prossimi atti di coloro che vogliono eliminarmi mi aspetto un attentato» ha inoltre riferito. «Il problema – per Loielo, già esponente di punta di Fratelli d’Italia – è che esiste una legge che lascia ampia discrezionalità al ministro e al governo di mandare a casa un’amministrazione di un piccolo comune senza fornire prove concrete del collegamento con la mafia, ma basta solo il loro semplice apprezzamento. Il lato triste di questa vicenda è lo spettacolo indecente e inaccettabile offertoci, ancora una volta, dalla politica e dalle istituzioni italiane. Nel caso di Mafia Capitale dove la corruzione, gli abusi e la mafia dilagante hanno portato agli arresti di amministratori e dirigenti del Comune e non solo, il presidente del Consiglio e il ministro non hanno sciolto il comune di Roma per mafia».

Scioglimento Consiglio comunale di Nardodipace, nominata la Commissione

Sul punto si è espresso anche uno degli antagonisti di Loielo alle ultime elezioni comunali, Antonio Montagnese, che ha parlato di «una nuova brutta notizia che macchia l’immagine di una comunità composta da persone umili e operose, decaduta oggi nell’isolamento culturale prima ancora che politico ed istituzionale a causa di politiche sbagliate. Il prezioso lavoro delle istituzioni dello Stato, diretto a far rispettare la legge potrà trovare sostegno e collaborazione dalle nuove forze sociali serie, competenti e dinamiche che da tempo lavorano per affermare il principio della legalità indispensabile per generare un progresso culturale ed economico. I Commissari dell’Ente Locale potranno svolgere un lavoro efficace facendosi aiutare nel promuovere una nuova cultura politica ed economica lontana dalle vecchie logiche di condizionamento».

È, come detto, la seconda volta che il Consiglio comunale subisce il procedimento commissariale in quattro anni. Ancor prima, nel 2007, sempre sotto la guida di Loielo, Nardodipace aveva visto l’insediamento di una commissione di accesso agli atti che, rilevando elementi di criticità, aveva chiesto anche in quella circostanza lo scioglimento per mafia vendendosi però rigettare la richiesta dall’allora ministro dell’Interno Maroni.

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