giovedì,Marzo 28 2024

Scuticchio, l’uomo a cui appiopparono l’assessorato

Ritorna prepotente sulle scene quotidiane la solita vecchia cartolina della vergogna: spazzatura, disordine, chiacchiere. Scuticchio sembra Padre Maronno. “Mamma, pare che sono santo”. Appunto, pare. Perché non è un santo, malgrado cammini tre metri sopra il cielo.

Scuticchio, l’uomo a cui appiopparono l’assessorato

di Angelo De Luca

Quando qualche tempo fa scrivevo un articolo, anzi una riflessione pacata e ordinata sulla situazione ambientale nel Comune di Vibo Valentia, mettendoci dentro un po’ di critica nei confronti dell’amministrazione Costa, tra i commenti sotto il post ce n’era proprio uno dell’assessore all’Ambiente Scuticchio, che stizzito replicava alle parole del giornalista, cioè io.

Scuticchio ce l’aveva con una parola in particolare, ovvero “pare”. “L’assessorissimo che fa benissimo”, quello che sul suo profilo Facebook non perde occasione per definire – magari a ragione – i vibonesi che abbandonano rifiuti dei “cafoni”, perché anziché tenerseli a casa li portano vicino ai cassonetti, minacciandoli di pesanti multe che puntualmente non fa mai, sottolineava come articoli e riflessioni giornalistiche non si fanno col congiuntivo, perché la scelta del verbo da incertezze e dubbi, non suffragati da fatti certi: “pare che in alcune frazioni sia iniziata la raccolta differenziata”, scrivevo.

Chiaramente “l’assessorissimo che fa benissimo” non aveva colto la provocazione, tra l’altro manco sottile, del “pare” come scelta stilistica non offensiva e rispettosa per far capire come la raccolta differenziata tanto millantata è iniziata si, ma nessuno se n’è accorto. Tralasciando i commenti dei soliti profili “fake”, i quali nascondono dietro un finto nome su Facebook l’identità di un qualcuno vero, ma evidentemente vergognoso di farci sapere da quale pulpito parte la sua predica, ciò che adesso ritorna prepotente sulle scene quotidiane è la solita vecchia cartolina della vergogna: spazzatura, disordine, chiacchiere.

Scuticchio sembra Padre Maronno. “Mamma, pare che sono santo”. Appunto, pare. Perché non è un santo, malgrado cammini tre metri sopra il cielo. La celebre saga di Maccio Capatonda continua con la convinzione del personaggio di sentirsi davvero santo perché camminando per strada da una finestra cade una coperta che lo avvolge facendolo sembrare un monaco eletto da Dio. E pensando sia un segno divino, Padre Maronno inizia azioni di proselitismo tramite le grandi scoperte delle vita. Indicando un muro giallo afferma: “Il giallo”; indicando una lampadina accesa afferma: “la luce”.

La gente inizia a seguirlo per davvero, crede in lui. Tipo c’era una coppia coniugata che si reca in preghiera perché il marito è cieco. “Mio marito è cieco, mio marito è cieco”, gridano. E Padre Maronno fa il miracolo: acceca pure la moglie e dice: “Adesso siete accomunati dalla stessa sorte”.

Ecco: Scuticchio sembra Padre Maronno. “Mamma, pare che sono santo”. Appunto, pare. E le sue sensazionali scoperte sono divine al pari del commerciante di souvenir che scrive sul cartello del negozio “chi rompe paga”. Per fortuna, però, non lo dico io da solo come un fesso che passa per quello che utilizza il giornalismo per attaccare gratuitamente l’intoccabile Elio Costa, alias “dottor Cimelio”, e la sua band, del quale praticamente non me ne frega niente a livello personale, anzi chi li conosce. Iniziano a dirlo i cittadini, che mandano foto e rabbia.

Prima il Parco Urbano, poi la fogna al Pennello, poi la spazzatura a quintali in diversi punti della città, poi l’acqua non potabile, poi il guasto alla rete, poi la differenziata che parte, non parte, oggi si e domani no, poi Gesù Cristo in croce. Una sequela di lamentele alle quali “l’assessorissimo che fa benissimo” e il dottor Cimelio pare non siano in grado di far fronte. Già, pare. Perché a Vibo Valentia tutto pare e niente cambia. Tranne l’aumento della tassa sui rifiuti. Quella non pare, è aumentata davvero.

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