venerdì,Marzo 29 2024

Il mistero dell’affresco nella Chiesetta di Piedigrotta: cosa raffigura?

Il disegno impresso sull’arenaria dietro l’altare non sembra raffigurare Pizzo. Molte le ipotesi formulate, dai casali di Rocca Angitola al casino di caccia di Ruggiero il Normanno

Il mistero dell’affresco nella Chiesetta di Piedigrotta: cosa raffigura?

di Rocco Greco

Dietro l’altare della Chiesetta di Piedigrotta, sul lato sinistro, salendo un gradone, sulla parete di arenaria appare un affresco mozzafiato: un paesaggio raffigurante il golfo di Sant’Eufemia e, spostato più all’interno rispetto al litorale marino e quindi al roccione sporgente su cui sorge la Pizzo attuale, un gentilizio castelletto o chiesa (da determinare) sul margine di un’ampia strada e, ancora più verso l’interno, un nutrito abitato.

Perché i Barone (Angelo e il figlio Alfonso, che alla fine dell’800 ampliarono il piccolo tempio e realizzarono i complessi scultorei) avrebbero voluto rappresentare Pizzo di siffatte sembianze? L’affresco è opera dei Barone, come tutto quanto il resto? E, se non lo fosse, di chi altro potrebbe essere e a quale periodo potrebbe risalire? L’affresco, non raffigurando la Pizzo che conosciamo, cos’altro potrebbe raffigurare? Forse uno dei casali di Rocca Angitola? Il castello che si vede nel dipinto non é altro che una grangia, una costruzione dove si conservavano derrate alimentari? E, se invece fosse il “Palaggio di caccia, tanto più altiero, quanto più basso di fondamenti, stimato stupor dell’arte, e sforzo della Magnificenza …” fondato da Ruggiero il Normanno nel XII secolo di cui fa menzione il Canonico Ilario Tranquillo nella sua “Istoria apologetica dell’antica Napizia, oggi detta il Pizzo” del 1725? E se invece rappresentasse il luogo di origine dell’equipaggio napoletano sorpreso dalla violenta tempesta e naufragato intorno alla metà del ‘600 da cui ebbe origine tutta la storia, con il quadro ed il voto fatto alla Vergine? Le ipotesi sono molteplici.

Posizionati in un luogo poco agibile e ancor meno visibile della grotta, tra le centinaia di turisti che quotidianamente la visitano rarissimi sono quelli che notano l’affresco e, a parte i pochi cultori di storia locale, poche sono le persone anche del luogo a conoscenza delle suddette pitture.

Certo individuare esattamente il paesaggio rappresentato, l’epoca storica e l’autore, potrebbe rivelare tratti della storia di Pizzo ancora sconosciuti. Intanto potrà essere l’occasione di mostrare un’altra “perla” della cittadina napitina.

L’affresco merita senz’altro di essere studiato per capire se è contemporaneo alla realizzazione della originaria cappella votiva, immediatamente dopo il naufragio del mercantile, o successivo e dunque attribuibile ad altri pittori o agli stessi Barone.

Di sicuro, l’intera comunità dovrebbe prendere coscienza dell’importanza che l’opera potrebbe rivestire nella conoscenza della storia di questo paese, di conseguenza attivarsi per il suo recupero.

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