venerdì,Aprile 19 2024

La storia | L’amore tra Gerhard e Wanda più forte delle bombe e della prigionia

Lui soldato tedesco inviato nel Vibonese durante la Seconda guerra mondiale. Lei giovane studentessa magistrale di San Costantino. Un colpo di fulmine scoccato in un rifugio antiaereo… con un lieto fine

La storia | L’amore tra Gerhard e Wanda più forte delle bombe e della prigionia

La linea ferroviaria delle Calabro-Lucane “Mileto-Porto Santa Venere”, attiva sino al 1953, non è stata soltanto un’importante via di collegamento e di sviluppo socio-economico-culturale del territorio. Essa, infatti, fu teatro anche dell’immane tragedia che il 17 novembre del 1951, a causa del crollo dell’ultima arcata del Ponte Ciliberto e della conseguente caduta nel baratro dell’automotrice 36, provocò 11 morti e 38 feriti. Non tutti sanno, però, che su quella tratta si è consumata anche una romantica storia d’amore, che a suo modo contribuisce a scardinare stereotipi consolidati. Scovata dal valente studioso miletese Filippo Bartuli, essa sembra appena uscita dalla penna di un romanziere. Tutto, invece, è assolutamente vero. E, allora, può accadere che in un contesto di lutti e violenze come quello della Seconda guerra mondiale, “tra il frastuono delle esplosioni e delle raffiche di mitragliatrice”, un soldato tedesco e una giovane di San Costantino Calabro s’incontrino e s’innamorino a prima vista, giurandosi amore eterno. Sfidando schieramenti e contrapposizioni, resistendo al lento incedere del tempo e delle stagioni, a promesse affievolite da oltre sei anni di lontananza forzata. Era l’una circa del 13 luglio del 1943, quando in una galleria-rifugio del tratto ferroviario delle Calabro-Lucane che collegava Mileto a Vibo Marina, mentre gli aerei anglo-americani bombardavano il vicino Campo d’aviazione provocando oltre cento morti, Gerhard Fox, militare tedesco sistemato con il suo reparto in alcune case private di San Costantino, incrociava lo sguardo della giovane Wanda Sarlo, all’epoca studentessa alla Scuola magistrale. Quel breve incontro, “lo stato d’animo del momento, il bisogno di sostegno e di protezione, la paura, la voglia di vivere”, tutto avrebbe concorso a decidere il destino dei due ragazzi. Anche perché lì, i soldati tedeschi, erano riusciti a suscitare la simpatia e l’ammirazione tacita della gente, per la loro serietà e compostezza, per il rispetto delle cose e delle persone. 

«La mattina del giorno dopo – racconta la novantenne Wanda a Bartuli – il soldato che mi aveva seguito per vedere dove abitavo, venne per la prima volta a casa mia e volle conoscere la mia famiglia. Tornò nei giorni successivi; mi chiese di fidanzarci, ripetendomelo anche in francese per paura che non avessi capito. Accettai felice la proposta. Disse a mio padre che era innamorato di me e che se io fossi stata d’accordo, alla fine della guerra sarebbe tornato per sposarmi! L’ultima volta che lo vidi fu il 6 agosto; commosso disse di essere venuto per salutarci; c’era un camion che lo attendeva, doveva partire subito con il suo reparto. Mi disse: “Se avrò fortuna e sarò vivo alla fine di questa guerra, tornerò qui da te e ti chiederò di sposarmi. Non mi dimenticare!” Gli diedi un bacio sulla guancia che lo rese felice». Figlio di un dentista di Dortmund, Gerhard, diplomato all’Accademia di Belle Arti, risalì con il suo reparto la Penisola. Sino all’aprile del 1945, quando a Bologna, in uno scontro con la fanteria inglese, fu costretto ad arrendersi. Fatto prigioniero fu portato in un accampamento di tende nel deserto egiziano, dove fu trattenuto per tre anni e mezzo. Nel settembre del 1948, finalmente, la liberazione e il ritorno in Germania, a Dortmund, dove festeggiò con i genitori il suo venticinquesimo compleanno. Trovò la città natale ridotta in macerie, la sua casa distrutta. Pensò subito di venire in Italia, deciso a realizzare con l’amata Wanda un sogno durato oltre sei anni, che lo aveva sostenuto durante tutto il periodo della Seconda guerra mondiale. Partito per Firenze, invece, dovette attendere il 27 dicembre del 1949 per rivedere di nuovo la donna della sua vita, giunta in Toscana accompagnata dal padre. Una lontananza prolungatasi per ben 1850 giorni, intervallata solo da qualche sporadica lettera. Meno di due mesi dopo, il 12 febbraio, nella stessa città in riva all’Arno i due giovani si sarebbero uniti in matrimonio, nel corso di una celebrazione svoltasi nella chiesa di Santa Croce. Dando inizio a un’unione felice in Germania, dalla quale sarebbero poi nati tre figli. La vita di coppia tra i due è durata ben sessantatré anni, sino all’11 febbraio del 2013, fin quando, vale a dire, quel giovane soldato tedesco, invaghito della bella maestrina dai riccioli castani, è morto dopo una lunga malattia. L’amore eterno resiste ancora, più forte del contesto di odio e di violenza dal quale è miracolosamente germogliato.

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