venerdì,Aprile 19 2024

Emergenza Covid nel Vibonese, la denuncia di un contagiato: «Abbandonato dalle istituzioni»

Il racconto dell’odissea vissuta durante la quarantena e quei tamponi antigenici di cui ancora non si conoscono i risultati

Emergenza Covid nel Vibonese, la denuncia di un contagiato: «Abbandonato dalle istituzioni»

È stata una vera e propria odissea quella vissuta dal 58enne Francesco Dimasi, da poco uscito fuori dal tunnel del Covid-19. Risultato circa un mese fa positivo al coronavirus, denuncia di essere stato lasciato da quel momento letteralmente in “balìa delle onde”, isolato in casa con forti sintomi e senza nessun aiuto da parte delle istituzioni sanitarie preposte. Uno stato di abbandono che il malcapitato percepisce ancora oggi, nonostante sicuro di aver ormai vinto la dura battaglia contro il coronavirus. E non poteva essere altrimenti, visto quello che racconta di star vivendo anche allo stato attuale sulla propria pelle. «Abbandonato dall’Asp per tutta la quarantena e le fasi del convalescenza – afferma alla nostra testata – sono stato chiamato con altri 250 positivi in fase di guarigione ad effettuare dei test rapidi di conferma al Palazzetto dello Sport di Vibo Valentia.
Io e le altre numerose persone interessate, nonostante ancora alle prese e con i postumi del contagio, abbiamo dovuto sorbirci un’attesa di circa due ore prima di sottoporci all’agognato tampone antigenico. Tutto questo è successo lunedì 10 gennaio. Oltre una settimana fa, quindi. Il paradosso – aggiunge visibilmente sconfortato – è che di quei test ad oggi nessuno dei diretti interessati sembra conoscere il risultato e aver ricevuto risposta al riguardo. Dunque, da quello che mi risulta, almeno da parte dell’Asp, nessuno di noi è stato informato se è ancora positivo o, al contrario, negativo. I tamponi sembrano essere svaniti nel nulla. Un dettaglio – conclude – che viene percepito come l’ulteriore beffa da parte del sottoscritto e di tutti coloro che, dopo aver rischiato di morire a causa del Covid ed essersi ritrovati ad affrontare i duri momenti della quarantena, devono purtroppo lottare anche contro l’“assordante silenzio” delle strutture sanitarie preposte».

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