Fronte comune contro il taglio di 10 milioni alla Sanità vibonese: ricorso al Tar contro il decreto di Occhiuto
Una serie di associazioni e comitati ha promosso un’azione sinergica per opporsi alla decisione del commissario ad acta che recentemente ha definito la ripartizione del Fondo sanitario regionale
Un’azione comune, sinergica, per opporsi al taglio di risorse che ha colpito la santità vibonese in seguito al decreto del commissario ad acta, Roberto Occhiuto, del 10 maggio scorso, che ha stabilito la ripartizione dei fondi regionali destinati al settore. È quanto si apprestano a fare l’Osservatorio Civico Città Attiva (rappresentato dalle coordinatrici Daniela Primerano e Francesca Guzzo), il Comitato San Bruno (rappresentato da Rocco La Rizza) e le associazioni Risposta (presieduta da Celestino Lacroce) e Insieme per il Bene Comune (Ferdinando Pietropaolo), che hanno deciso di promuovere un ricorso al Tar «per opporsi fermamente al DCA n. 92/24, che disciplina il riparto del Fondo Sanitario Regionale per l’anno 2023 e, contestualmente, prevede l’assegnazione provvisoria allo stesso titolo per l’anno 2024».
«Tale provvedimento, peraltro rimasto immotivato – si legge in una nota sottoscritta dai proponenti -, è chiaramente illegittimo e lesivo degli interessi dei cittadini vibonesi, avendo ridotto di € 10.259.967,44 le risorse previste per l’Asp di Vibo Valentia con il Dca n. 217 del 2023, non avendo considerato i fondi necessari ed adeguati al raggiungimento dei Lea (livelli essenziali di assistenza) e prevedendo lo stesso taglio per l’anno 2024, così rischiando di orientare in maniera penalizzante per il Vibonese anche la futura programmazione sanitaria, con grave pregiudizio del diritto alla salute ed alle cure dei cittadini residenti nella Provincia di Vibo Valentia».
Da qui la decisione di investire della questione il Tribunale amministrativo regionale, impugnando «il provvedimento emesso dalla Regione Calabria, con un ricorso sottoscritto dall’Avv. Iconio Massara e notificato nella giornata di ieri, al fine di chiederne l’annullamento nella parte in cui ha ingiustificatamente effettuato una decurtazione di risorse destinate al territorio vibonese, in palese violazione del diritto ad una adeguata assistenza sanitaria, in contrasto con le norme vigenti in materia e dei diritti sanciti dalla Carta Costituzionale».
«Fa riflettere la circostanza che, pur essendo preposte apposite figure politiche o amministrative, a difendere i diritti di oltre 156.000 persone – continua la nota -, si debbano attivare gli stessi cittadini, costretti in tal modo ad agire in prima persona per difendere il diritto alla salute, impiegando proprie risorse professionali ed economiche. Ciononostante, i comitati e le associazioni coinvolti, non sono disposti a rinunciare o piegarsi ad una logica insana e distruttiva, che legittima provvedimenti che, sottraendo risorse alla Provincia di Vibo, mortificano un territorio già fortemente penalizzato. Perciò – concludono – hanno deciso di unirsi nella lotta a sostegno del diritto ad una sanità pubblica degna di un Paese civile, così sostituendosi a chi, per ruolo o posizione, avrebbe dovuto porre in essere ogni sforzo al fine di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini del territorio vibonese, offrendo loro la possibilità di accedere alle cure sanitarie al pari delle altre Regioni, nel rispetto della legge e dei diritti umani».
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