venerdì,Novembre 8 2024

Alla chiesa del Rosario di Vibo l’antica tradizione della Novena di Natale

Il rito è un appuntamento molto sentito e desiderato dai vibonesi. Dal 16 dicembre, alle ore 4,50 si dà inizio davanti all’artistico presepe, allestito da un gruppo di confratelli, alla celebrazione

Alla chiesa del Rosario di Vibo l’antica tradizione della Novena di Natale
L'avvio della Novena di Natale

La Novena del Natale è una delle tradizioni più antiche del mondo cattolico, la liturgia ha assunto con frutti questa ricchezza della pietà popolare. Nella chiesa dell’Arciconfraternita di Maria Santissima del Rosario e San Giovanni Battista di Vibo Valentia, questa pia pratica è celebrata secondo un’antichissima consuetudine, circa due ore prima dell’aurora. Era un modo per consentire ai fedeli, per lo più contadini, di partecipare alle sacre funzioni, prima di cominciare il faticoso lavoro giornaliero nei campi. Il pio sodalizio, volendo assicurare il canonico rispetto delle norme ecclesiastiche, chiese ed ottenne il 24 agosto 1892 dalla Congregazione dei Sacri Riti la facoltà perpetua di poter seguire l’antica usanza della celebrazione della novena di Natale ante auroram. Anche oggi, pur cambiando i tempi e le esigenze, la novena del Natale nella chiesa del Rosario è un appuntamento sentito e desiderato dai vibonesi. Dal 16 dicembre, alle ore 4,50 si dà inizio davanti all’artistico presepe, allestito da un gruppo di confratelli, alla celebrazione dea novina iche condurrà alla messa solenne dell’aurora il 25 dicembre, nella solennità del Natale del Signore. [Continua in baso]

Don Filippo Ramondino

«Il popolo, ieri come oggi – fa sapere don Filippo Ramondino – si raccoglie in chiesa, preparandosi alla celebrazione con una serie di suggestivi e amati canti dialettali, tra questi, il più noto Allestimundi. Accenni e riferimenti in altri canti, confermano la loro origine ai secoli XVII e XVIII, quando si cantavano nella chiesa dei domenicani, oggi Valentianum, primitiva sede della Confraternita.Il testo e le melodie della novena, che si recitano alla fine della messa, durante un momento di adorazione eucaristica, sono di natura devozionale. Si tratta – aggiunge il prelato – di uno schema teologicamente ricco ma semplice, redatto in tempi passati, certamente ottocentesco, tenendo conto anche delle capacità culturali dei fedeli, per lo più contadini e analfabeti, che in questo modo avevano minore difficoltà a memorizzare e partecipare attivamente alla liturgia. Alla preghiera si unisce una solidale raccolta di carità per i fratelli più bisognosi, curata dall’Arciconfraternita. Piccoli presepi, preparati da membri del pio sodalizio, esposti durante questo periodo, diventano un messaggio d’attualità, con creative e significative interpretazioni del Mistero dell’Incarnazione».

Don Filippo Ramondino sottolinea, poi, che «tocca i cuori l’atmosfera “magica” che si rinnova, quel mistico assopimento nella veglia, attendendo e invocando Gesù «astro che sorge, splendore della luce eterna, sole di giustizia…». Vibra nell’animo il suono antico e nuovo di parole e memorie che cantano la comunione dei santi, rafforza lo spirito la fatica e il sacrificio del corpo di raggiungere la nostra anima in chiesa, lì dove è rimasta rapita d’incanto davanti alla tenerezza d’un Bimbo tra le braccia delle più dolci fra le madri. E fuori, come quando eravamo bambini, le zampogne riprendono il suono delle campane echeggiando per le vie, negli usci ancora chiusi: Allestimundi, allestimundi, cari amici… E si sentono forti nell’anima, in un respiro profondo, profumato dall’aria fresca dell’aurora, struggenti sapori, provocanti saperi, salutari emozioni che in queste ore di grazia  – conclude il parroco – i nostri santi avi per amore del Dio umanato ancora ci consegnano».

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