giovedì,Aprile 25 2024

A San Gregorio d’Ippona una giornata dedicata all’inclusione ed alla pace

L’ultima giornata dell’iniziativa “Non c’è terra che non sia la mia terra”, organizzata dal Comune e dalla cooperativa “Calabria Futura” per i bambini

A San Gregorio d’Ippona una giornata dedicata all’inclusione ed alla pace

Giornata conclusiva a San Gregorio d’Ippona per la manifestazione “Non c’è terra che non sia la mia terra”, organizzata dal Comune attraverso il progetto Sai, gestito dalla cooperativa sociale “Calabria Futura”. L’evento è stato promosso in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato. I protagonisti indiscussi sono stati i bambini che, per una settimana, «si sono incontrati in un luogo che ha rappresentato la terra dell’integrazione da cui ripartire e realizzare una comunità multietnica e multiculturale, quindi più ricca e pronta ad affrontare le sfide della nuova modernità». [Continua in basso]

La diversità, dunque, indicata come valore aggiunto e non come motivo di conflitto. In occasione dell’evento sono intervenuti il sindaco di San Gregorio d’Ippona Pasquale Farfaglia, il presidente della cooperativa “Calabria Futura” Giuseppe Disì, l’assessore Teresa Natale, l’assistente sociale del Comune Massimo Barbieri, la vicepresidente dell’istituto scolastico Mariagrazia Scrivo ed il parroco di San Gregorio d’Ippona don Bruno Rizzuto. Il presidente della cooperativa Giuseppe Disì afferma: «Quello che si è realizzato a San Gregorio d’Ippona è una comunità che fa la pacedistruggendo gli stereotipi, e che, con un grande abbraccio e girotondo intorno al mondo, manda un messaggio chiaro a tutti. La pace è possibile solo se l’altro è mio fratello, diverso da me, ma un essere umano come me. L’altro come vicino della porta accanto che porta con sé un bagaglio culturale che arricchisce il territorio e lo rende fertile perché come nuovo concime dà vita ad una nuova forma di convivenza globale, dove non c’è terra che non sia la mia terra e soprattutto – conclude il presidente – dove nessuno ha più bisogno di sentirsi ospite ma parte della comunità».

I bambini con gli organizzatori dell’evento

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