mercoledì,Maggio 21 2025

Mileto, il vescovo alla messa per il Papa: «Mi prendeva in giro chiamandomi “Padre Nostro”. Poi mi disse “vai giù, tu sei calabrese ma non troppo”»

L'alto prelato ha officiato il rito in suffragio di Francesco tra la commozione dei fedeli. E ha parlato anche del "caso" Affrontate: «Giorni faticosi ma belli»

Mileto, il vescovo alla messa per il Papa: «Mi prendeva in giro chiamandomi “Padre Nostro”. Poi mi disse “vai giù, tu sei calabrese ma non troppo”»

«Papa Francesco non ci lascia un vuoto, ma un pieno, perché l’esperienza che ci ha fatto fare è stata di pienezza. Il Giovedì Santo di qualche anno fa a noi parroci di Roma diceva, quasi spronandoci, che dovevamo odorare di pecore e stare in mezzo al popolo, che il nostro odore doveva essere quello del gregge, che non potevamo presentarci davanti a Dio profumati, ma con la puzza di pecora». Queste le parole con cui il vescovo della diocesi di Mileto Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro, ha commentato la morte di Papa Francesco, avvenuta nel giorno di Pasquetta. Al suo fianco, sull’abside centrale della basilica cattedrale di Mileto, il presbiterio al completo, chiamato a raccolta per partecipare alla messa di suffragio.

Di fronte, un gran numero di fedeli, fra cui diversi sindaci del Vibonese. È stato proprio il pontefice italo-argentino, del resto, nell’agosto del 2021 a volere monsignor Nostro sulla cattedra del più antico episcopato di rito latino del meridione d’Italia. Un rapporto diretto e filiale, quello tra Papa Bergoglio e l’attuale presule miletese, visto che prima di ritornare in Calabria lo stesso aveva intrapreso la via del sacerdozio proprio a Roma, dove si era trasferito con i familiari anni prima, proveniente dalla natia Palmi. «Questo Papa – ha aggiunto il vescovo – predicava pensando al popolo, al Vangelo, e non ad esprimere concetti troppo elevati. L’eredità che penso di aver ricevuto da lui è stata proprio la capacità di parlare in maniera semplice e di guardare le persone negli occhi. Per questo mi ostino a non utilizzare dei foglietti, perché ci diceva sempre di dire quello che il Signore ci mette nel cuore e a condividere con le persone i loro sentimenti. Con il suo modo di fare ha cambiato la maniera di approcciarsi non solo al Papa, ma anche ai sacerdoti. Ai genitori chiedeva di insegnare loro come si accoglie, di raccontate le fatiche nell’educare i figli, in modo da fargli capire che questa fatica devono farla anche loro, che padri nella fede non lo si diventa in maniera indolore, ma attraverso le doglie della pazienza e dell’ascolto».

Per monsignor Nostro, tra l’altro, una delle ragioni delle attuali carenze di vocazioni è da ricercare proprio nella mancanza di ascolto, «nella crisi di testimonianze in famiglia, in parrocchie e nel rapporto tra preti e gregge. Non è Dio che ha smesso di chiamare – ha sottolineato – ma sono gli uomini che hanno smesso di rispondere. Tanti anni fa, quando decisi di arrendermi alla vocazione, lo feci proprio perché vidi davanti a me degli esempi di santi sacerdoti che non dormivano neanche la notte pur di accudire il proprio gregge. Tuttavia, nulla mi faceva presagire che il Papa avrebbe pensato a me come vostra guida, dicendomi: “Vai giù, tu sei calabrese ma non troppo. Hai vissuto tanti anni a Roma, quindi porta la tua esperienza”. Io, in realtà – ha spiegato a questo punto monsignor Nostro – non sto portando la mia esperienza di parrocchia, ma sto tentando di ascoltare, accogliere, far venir voglia alle persone di cambiare, così come ho fatto in questi giorni faticosissimi, durante i quali ho trascurato il Signore per stare appresso alle tante affrontate e portatori.

Un’esperienza impegnativa ma bellissima, perché finalmente una porzione del popolo di Dio ha visto e toccato con mano il fatto che il pastore li ama, così come io mi sono sentito amato dal Papa. Mi prendeva sempre in giro chiamandomi “Padre Nostro”, ma come me era contento dell’esperienza che sto facendo in questa diocesi, una delle più difficili d’Italia. L’ultima volta che ci siamo parlati a tu per tu, nel giugno scorso, mi ha incoraggiato ad andare avanti, parole che conserverò per sempre nel mio cuore». La celebrazione eucaristica si è conclusa con il canto dell’Eterno riposo e con lo scrosciante applauso indirizzato dai fedeli a Papa Francesco. Altre messe di suffragio presiedute dal vescovo sono previste oggi nella concattedrale di Nicotera e domani in quella di Tropea, con inizio alle 18. In attesa dei funerali di sabato in piazza San Pietro.

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