Natuzza, il legame con il professor Frontera e i tanti ricoveri nella sua clinica: «Ogni scelta della mistica era indirizzata dall’angelo»
Un mese fa la scomparsa del medico catanzarese, il cui nome è legato al Sant'Anna Hospital. Il ricordo del dottore Tangari che ripropone le parole del collega: «Volontà di affidarsi a noi parte di un disegno della Provvidenza Divina»
Un mese fa la morte del professore Franco Frontera, medico di Natuzza Evolo. Al riguardo giunge il ricordo di Mario Tangari, ortopedico-traumatologo e grande devoto della Serva di Dio di Paravati. «Mi torna tra le mani – afferma lo specialista – il libro che lui ha scritto qualche anno fa insieme a sua moglie Lucia Bisantis, dal titolo “Il sangue di Natuzza si fa scrittura. La verità sulle emografie”. Un saggio in cui racconta delle mille occasioni in cui Natuzza venne ricoverata nella sua clinica a Catanzaro, il Sant’Anna Hospital, per le propria patologia cardiovascolare e per le sofferenze che la stessa mistica viveva durante la Settimana Santa. Ecco le sue parole: “Natuzza iniziò a ricoverarsi nella clinica nel 1974, nonostante all’epoca la nostra struttura sanitaria fosse mono specialistica per Ostetricia e Ginecologia e tale sarebbe rimasta fino al 1989, quando sarebbero stati attivati altri reparti fra cui quello di Medicina Interna. La circostanza per la quale Natuzza decise di ricorrere alla nostra struttura, ci meravigliò molto. Ogni cosa, tuttavia, nella sua vita ha avuto un senso che è inizialmente sfuggito alla umana comprensione”». Ma perché Natuzza scelse proprio il Sant’Anna? Per Tangari, anche in questo caso la risposta arriva da quanto dice il professore Frontera nel suo volume: “considerando che ogni scelta di Natuzza, ogni comportamento, erano indirizzati dall’angelo, ritengo che anche la volontà di affidarsi alla clinica Sant’Anna abbia fatto parte di un disegno della Provvidenza Divina”.
Riguardo invece al fatto che fu la stessa mistica a indicare alcune figure professionali per la Casa di Cura, l’ortopedico ricorda quando nel 1992 Frontera si recò a Paravati per partecipare all’assemblea annuale dei soci fondatori dell’associazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, nello specifico il momento in cui il ginecologo ne approfittò per passare con la moglie a salutare Natuzza e lei gli disse di invitare in futuro “per una conferenza il professore Marino, il cardiochirurgo di Roma”. «Frontera – sottolinea Tangari – si meravigliò di queste parole ma con il passar del tempo decise di avviare una nuova iniziativa imprenditoriale e convertire la clinica. Occorrevano però personalità di rilievo e contare sull’opera di un grande professionista capace pure di sviluppare la ricerca in una branca tanto particolare quanto complessa e la scelta cadde proprio su Benedetto Marino, cattedratico di cardiochirurgia all’Università La Sapienza di Roma. Nessuno si accorse che si stava concretizzando il vaticinio di Mamma Natuzza che nel 1992, sette anni prima, aveva accennato a tale figura di professionista anche lui meridionale ma che non aveva mai conosciuto la mistica di Paravati».
Il tutto viene confermato anche dalla storia di Tonino Cichello, l’infermiere personale degli ultimi anni di Natuzza. «Tonino – racconta Tangari – dopo aver conseguito la laurea infermieristica a Roma, tornato nella nativa Mileto e ancora disoccupato percorreva ogni giorno la via Nazionale della frazione Paravati dove era ubicata la modesta casa di Natuzza senza mai fermarsi, né conosceva la mistica. Un giorno vedendo alcune auto con targa svizzera ferme davanti l’abitazione della mistica, mosso da curiosità decise di conoscerla e tornò indietro. Trovò la stessa intenta a chiudere il cancello – aggiunge – dopo aver accompagnato i visitatori stranieri alla uscita, che nel frattempo si erano allontanati. Natuzza con ancora la mano appoggiata al cancello le disse: “chi va trovandu?” e lui: “niente sono un infermiere, ancora non lavoro e volevo conoscerti” e Lei: “u te preoccupare che lavorerai!”. Sette anni dopo, Tonino che nel frattempo era ritornato a Roma, ricevette una telefonata dalla Clinica Sant’Anna di Catanzaro, per un colloquio e poiché al 5° piano si trovava ricoverata Natuzza, mosso da curiosità salì a salutarla. Si trovò di fronte la mistica – conclude – che gli disse: “Militese ti piace lavorare qui? ecco ora tu mi farai i prelievi”. Così avvenne e per circa nove anni, Tonino divenne l’infermiere personale sia di Natuzza che del marito Pasquale Nicolace».
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