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Soriano si prepara a celebrare con Libera il ricordo di Filippo Ceravolo nel giorno in cui avrebbe compiuto 32 anni

Domenica 4 maggio nel cimitero del centro delle Preserre vibonesi si terrà una cerimonia a cui, oltre alla famiglia del giovane ucciso a soli 19 anni, parteciperanno gli amministratori comunali e i rappresentanti dell’associazione antimafia

Soriano si prepara a celebrare con Libera il ricordo di Filippo Ceravolo nel giorno in cui avrebbe compiuto 32 anni

Domani, 4 maggio, Filippo Ceravolo avrebbe compiuto 32 anni. Un anniversario che, dal 2012, anno nel quale cadde come vittima innocente di mafia, si rinnova puntualmente con tutto il suo carico di dolore e significato. Domani, dunque, al cimitero di Soriano, si terrà una cerimonia (ore 16) per ricordare Filippo. Saranno presenti gli amministratori comunali, alcuni rappresentanti di Libera e i cittadini di Soriano. In vista di questo appuntamento, Libera offre un ricordo del giovane sorianese, ripercorrendo le drammatiche circostanze che segnarono la fine della sua breve vita.

La nota di Libera

«La storia di Filippo Ceravolo è la storia di un giovane della nostra terra, un ragazzo solare, che, sebbene ancora così giovane, conosceva il valore e la dignità del lavoro. Aveva una passione molto forte per il calcio, che lo aveva spinto a giocare nelle giovanili della squadra locale. Una passione che trovava sfogo soprattutto in una profonda fede calcistica, quella per la Juventus, che condivideva con papà Martino. I due erano tifosi sfegatati. E poi c’era la sua fidanzata. Ecco, attorno a questi poli – il lavoro, la famiglia, gli affetti, il calcio – si dipanava, con semplicità, l’esistenza di questo bel ragazzo. La sera del 25 ottobre 2012 Filippo aveva raggiunto Pizzoni per trascorrere qualche ora in compagnia della sua ragazza. Una serata tra amici, come ogni ragazzo e ogni ragazza della sua età. Il giorno dopo, la sveglia era all’alba, perché avrebbe dovuto spostarsi a Reggio Calabria per lavoro; infatti, Filippo lavorava con suo padre in giro per la Calabria con il loro banco di dolciumi. Quella sera, però, Filippo non ritornerà a casa: la macchina non funzionava e allora chiese un passaggio, che gli costerà la vita. In quel momento, infatti, era in corso una guerra di ‘ndrangheta tra famiglie contrapposte e Filippo ne rimane vittima innocente. Salì a bordo della Fiat Punto di Domenico Tassone e occupò il posto passeggeri. I due si avviarono, ma erano gli ultimi chilometri di vita di Filippo. In pochi minuti si consumò la tragedia che sconvolse per sempre questa famiglia sorianese. A poca distanza dal paese, in zona Calvario, la macchina venne bloccata. È un inferno di fuoco».

«Qualcuno imbracciò un fucile caricato a pallettoni – prosegue la lettera di Libera – e sparò senza pietà all’indirizzo di Filippo. Due proiettili lo raggiunsero alla testa. Invece, il giovane alla guida rimase illeso. Per Filippo, le ferite apparvero immediatamente gravissime. Morì poche ore dopo in ospedale, tra la disperazione dei suoi genitori e delle sue sorelle. A soli 19 anni. Quest’anno, in occasione del compleanno di questo giovane ragazzo della nostra terra, la famiglia, insieme a quanti vorranno, ha deciso di portare un fiore nel cimitero di Soriano alle ore 16. Un fiore che possa essere simbolo di rinascita, di cambiamento, di corresponsabilità. Un gesto simbolico di chi ancora attende che venga fatta verità e giustizia. Un momento intimo che vuole diventare anche collettivo, per ribadire che la memoria deve essere monito per le nostre coscienze e pungolo per le nostre scelte quotidiane; deve essere carne e sangue che possa produrre cambiamento. Ci ritroveremo per un abbraccio simbolico intorno a questa famiglia che, purtroppo, come molte altre, ha incontrato la violenza spietata della ‘ndrangheta: un modo per ribadire che la memoria di Filippo non è una vicenda privata, ma è una storia che appartiene a un’intera comunità. Per Filippo, per tutte le vittime innocenti della ‘ndrangheta e per ciascuno di noi, affinché si possa vivere in luoghi liberi dalle mafie e da ogni potere violento; affinché, come ci insegna don Luigi Ciotti, ciascuno di noi sia ben consapevole che “la parte giusta non è un posto in cui stare, ma un orizzonte sempre da raggiungere”».

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