giovedì,Aprile 18 2024

Fondazione Natuzza, si aprono spiragli per uno dei “veti” della diocesi

Nell’attesa del pronunciamento della Congregazione del Clero, si starebbe lavorando per conciliare le richieste del vescovo Renzo e le esigenze dell’ente morale

Fondazione Natuzza, si aprono spiragli per uno dei “veti” della diocesi

Mesi cruciali, questi, per porre fine all’interminabile “romanzo” dello scontro in atto tra diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati, sul tema delle mancate riforme statutarie richieste oltre tre anni fa dal vescovo Luigi Renzo, nella prospettiva dell’apertura al culto della chiesa della Villa della Gioia da tempo ultimata.

L’attesa dei tanti figli spirituali che si rifanno al carisma della Serva di Dio Natuzza Evolo – morta il primo novembre del 2009 – è per il pronunciamento della Congregazione del Clero sul ricorso presentato in ultimo dall’Ente morale, teso ad annullare la revoca del decreto di religione e di culto attuata dal presule, dopo l’ennesimo diniego a porre nero su bianco alle sue direttive. La decisione da parte dell’organismo vaticano presieduto dal cardinale Beniamino Stella tarda a venire. Inizialmente il termine ultimo era stato stabilito al 2 febbraio. Poi la proroga di ulteriori tre mesi, al prossimo 2 maggio, nel tentativo di prendere tempo visto che, lontano dai riflettori, le parti stanno lavorando per cercare di trovare in extremis un accordo.

La questione si è ormai spostata in ambiti prettamente romani – con epicentro la Curia vaticana – per espressa volontà di papa Francesco. Ma dove le parti potrebbero trovare un seppur flebile punto d’incontro, che permetta loro almeno di salvaguardarne l’immagine? Le riforme richieste da monsignor Renzo “con l’avallo della Santa Sede”- così come a suo tempo lo stesso ebbe a dire – riguardano tre specifici aspetti dello statuto: la cura e gestione esclusiva della chiesa della Villa della Gioia da parte della diocesi, l’incremento da 9 a 11 del numero dei membri del consiglio d’amministrazione, l’inserimento “solo” in premessa, e non più all’interno del documento, del testamento spirituale di Mamma Natuzza, della quale nell’aprile del 2019 il presule miletese ha aperto il processo di beatificazione. E proprio su quest’ultimo punto si sarebbero, di recente, aperti degli spiragli inattesi, seppur auspicabili. Fermo restando che mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo, al momento si starebbe alacremente lavorando per cercare di arrivare a una sintesi, capace di mettere insieme le richieste del presule e le esigenze della Fondazione.

Magari inserendo all’interno dello statuto solo una parte del testamento della mistica. La sensazione è che – una volta ritenuto assodato che la cura e gestione della chiesa debba essere di pertinenza della diocesi – la strada possa diventare in discesa. Anche perché a nessuno conviene il permanere dell’attuale fase di stagnazione su una vicenda che, da qualunque parte la si guardi, non contribuisce certo a portare acqua al mulino della causa di beatificazione, della consacrazione della chiesa della Villa della Gioia e del messaggio spirituale insito di Mamma Natuzza, anzi. In primis alla Fondazione, oggi di fatto sciolta dopo la revoca del decreto di religione e di culto attuata di monsignor Renzo, tra l’altro invitato subito dopo dalla prefettura di Vibo Valentia ad indicare un ente con le stesse finalità che ne gestisca il patrimonio. “Extrema ratio”, questa, che i devoti della mistica sperano venga scongiurata grazie al buon senso, anteponendo, una volta tanto… gli interessi spirituali a quelli prettamente terreni.

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