mercoledì,Aprile 24 2024

Cassari senza ufficio postale, il sindaco di Nardodipace scrive a Mattarella

L’odissea degli abitanti della frazione montana che fra andata e ritorno devono percorrere ben 74 Km. Nella vicina Fabrizia, che dista solo 12 chilometri, non possono infatti andare in quanto “zona rossa” per il coronavirus

Cassari senza ufficio postale, il sindaco di Nardodipace scrive a Mattarella
Il sindaco Antonio Demasi

Un’ordinanza della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, impedisce l’accesso a Fabrizia in quanto “zona rossa” per il coronavirus. Così gli abitanti della frazione montana di Cassari, comune di Nardodipace, nelle Serre vibonesi, per raggiungere la Posta devono percorrere 37 chilometri all’andata ed altri 37 per ritornare da Nardodipace a Cassari, quando l’ufficio postale di Fabrizia dista a soli 12 chilometri. Il sindaco di Nardodipace – per anni il paese più povero d’Italia – Antonio Demasi ha così scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ecco la lettera integrale:

“Sig. Presidente,

il toponimo, Nardodipace, rappresenta un impercettibile puntino sulla carta geografica della Calabria. Conosciuto per essere stato negli anni Ottanta il paese più povero d’Italia, divenne, successivamente, negli anni Novanta, il paese dei Megaliti, denominato, appunto, per questa ragione, la Machu Picchu italiana.

Nardodipace, come è noto anche, è stato e lo è tuttora, il paradigma delle “Zone Interne” della Calabria. Qui sembra si siano dati appuntamento tutti i mali della regione, al punto che un noto antropologo calabrese, Mariano Meligrana, ha parlato di “Organizzazione della dimenticanza”. [Continua dopo la pubblicità]

Il presidente Sergio Mattarella

La Calabria, le zone interne, i paesi che si spopolano, l’abbandono dei territori lasciati al controllo della ‘ndrangheta sono temi di grande attualità, oltre che di rilevanza sociale ed economica che richiederebbero una maggiore attenzione politica verso i soggetti deboli di questa Regione e una maggiore consapevolezza rispetto alla debolezza della democrazie appunto debole perché sono deboli i soggetti che della democrazia hanno bisogno.

Infine, mi permetto di ricordare che partì proprio da qui, da Nardodipace, negli anni Cinquanta, a seguito della  visita del Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, dopo l’alluvione del 1951 una nuova speranza di cambiamento della Calabria e negli anni Settanta con il motto “Nardodipace: il simbolo di un mondo che dobbiamo cambiare” ebbe inizio un grande moto di cambiamento delle aree interne della Calabria, a cui parteciparono, tra gli altri, Pio La Torre,  Luciano Violante e Marco Minniti, Quirino Ledda.

Il Comune di Nardodipace

Da qualche tempo, però, questi comuni dell’entroterra calabrese registrano sempre di più un drammatico ed inesorabile spopolamento che esalta un preoccupante tasso di anzianità che di fatto preclude ogni forma di sviluppo. I giovani emigrano e portano altrove il futuro della Regione. Questo spopolamento progressivo, questa desertificazione “programmata” porta con se la scomparsa di identità, memorie, tradizioni, leggende, storie di persone, umanità, cultura, futuro.

Inoltre, la perdita costante di popolazione e la conseguente perdita di capacità finanziaria da parte delle amministrazioni pubbliche provoca quasi sempre difficoltà a garantire una qualità soddisfacente delle infrastrutture e dei servi per soddisfare i bisogni primari della popolazione che rimane.

E allora un giorno chiude un reparto dell’ospedale di montagna, poi il giorno dopo è l’intero ospedale, segue la banca, poi una scuola, l’ufficio postale, un ufficio di pubblica utilità, interi paesi si spengono come nella poesia “Perché restare” di Giorgio Caproni.

Io però, qui ho il dovere di porre a Lei, sig. Presidente, una vicenda che ha dell’incredibile.

Nardodipace ha una popolazione di circa 1.200 anime, con quattro frazioni e il capoluogo. Una di queste frazioni dista dal capoluogo 37 chilometri dal centro che garantisce ad oggi il servizio postale, essendo stato disposto per il Comune di Fabrizia (12 chilometri da Cassari), a seguito di ordinanza del presidente della Regione Calabria n. 22 del 30 marzo 2020, il divieto di allontanamento dai territori comunali da parte di tutti gli individui presenti e il divieto di accesso nel territorio comunale di Fabrizia. Quando mi appare sul telefonino la scritta “IoRestoACasa”, in questo periodo di Covid-19, mi pare – la dico così – una bestemmia.

E si, proprio una bestemmia, anzi chissà quante vere bestemmie e imprecazioni tirano fuori i poveri anziani che per ritirare la pensione devono percorrere 74 chilometri, rimanere fuori la porta dell’ufficio postale, seguire il turno, magari sotto la pioggia, la neve (1.100 metri slm), quasi sempre con temperature sotto lo zero. Lo stesso per spedire una raccomandata, pagare una bolletta, fare un versamento, pagare una contravvenzione. Insomma una vergogna, un oltraggio alla decenza.

Ci siamo rivolti alla Responsabile Relazioni Istituzionali Territoriali Macroarea Sud di Napoli, per chiedere un servizio di poste mobili per alleviare le sofferenze di questi “cristi di carne” come li chiamava l’Abate Padula, tanta gentilezza, molto ascolto, ma enormi difficoltà per la realizzazione del servizio. Mi sono ricordato Zarathustra: “Parlano tutti di me, quando seggono la sera intorno al fuoco – parlano di me, ma nessuno pensa a me”. Può pensarci Lei, Sig. Presidente? Con stima e fiducia. Antonio Demasi, sindaco di Nardodipace”.

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