venerdì,Marzo 29 2024

Mileto, l’esortazione del vescovo Renzo per la Pasqua: «Osiamo di più!»

Nella lettera, ispirata a San Giuseppe, il presule anticipa che a breve la Congregazione dei Santi annuncerà la data della proclamazione a beato di don Mottola

Mileto, l’esortazione del vescovo Renzo per la Pasqua: «Osiamo di più!»

Esortazione ad osare di più e a trovare in San Giuseppe l’uomo della presenza discreta e nascosta, il sostegno e la guida nelle attuali difficoltà e paure, proprio nell’anno a lui dedicato da Papa Francesco per ricordare i 150 anni della sua proclamazione a Patrono della Chiesa Universale. Nella convinzione che il «padre dal coraggio creativo» saprà prendersi cura di noi «con la stessa premura e tenerezza che ha avuto con Gesù e con la madre Maria, soprattutto quando ha dovuto portarli al sicuro in Egitto perché Erode voleva il Bambino per ucciderlo». Inizia con queste prerogative il messaggio inviato dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Luigi Renzo, in occasione della Pasqua 2021.

Nella lettera, indirizzata a sacerdoti, consacrati e laici e intitolata “Pasqua di risurrezione per osare di più”, il presule evidenzia che «in un momento ancora particolarmente problematico per il mondo intero, in cui la pandemia del coronavirus ci sta prostrando in tutti i modi tenendoci in uno stato di insicurezza e di estrema precarietà», il Santo Padre esorta a trovare in questo santo «l’uomo della presenza discreta e nascosta, il sostegno e la guida nelle nostre difficoltà e paure». Monsignor Renzo fa sua l’esortazione di Papa Francesco, «nella certezza di avere Dio dalla nostra parte. Spontaneamente mi sono ispirato a San Giuseppe – afferma – esempio di coraggio e modello per osare di più nella vita e per sperare oltre ogni umana speranza nel ritorno ad una normalità della vita. E proprio da Gesù Risorto, vincitore sulla morte, deve scattare in ognuno di noi la voglia di osare di più nella vita da intraprendere e nel lasciarci alle spalle questo interminabile e tormentato anno di pandemia. Uomo di fede e di obbedienza a Dio, Giuseppe seppe svolgere il suo compito di custode esemplare della Famiglia di Nazareth, ottimo esempio a cui ispirarci particolarmente in questo anno destinato anche alla riflessione sulla Famiglia. È per questo che vogliamo chiedergli di voler continuare in questa sua speciale vocazione anche a favore di tutte le famiglie cristiane, per salvaguardare in esse quello stesso clima di intima comunione, di serenità e di amore che si respirava a Nazareth».

A questo proposito il vescovo si chiede se, «in un mondo in cui le tenebre del male sembrano prevalere sulla luce del bene, la paura sul coraggio, l’odio sull’amore», ci possa essere «custode e guida migliore di San Giuseppe? C’è bisogno di uno che ci prenda per mano per liberarci dai tanti Erodi di oggi e per accompagnarci a Gerusalemme al sepolcro vuoto di Gesù – risponde – dove celebrare insieme la nostra risurrezione ed il nostro “passaggio” nella famiglia dei “giusti” e dei risorti. A lui, tra i primi ad essere liberato dagli inferi da Gesù Risorto, ed alla sua sposa e madre nostra Maria, chiediamo di accompagnarci e di farci assaporare la gioia della risurrezione perché la luce radiosa della Pasqua sconfigga in noi ed intorno a noi ogni tenebra e ci avvolga tutti trasformandoci e trasfigurandoci nella bellezza del Signore Risorto. È questo l’augurio per la Santa Pasqua: che finalmente possiamo uscire tutti rinnovati nello spirito, ricchi di grazia e vincitori per sempre su ogni pandemia fisica e morale».

In conclusione monsignor Renzo si richiama a don Francesco Mottola, «per il quale a breve dovremmo avere dalla Congregazione dei Santi indicazioni precise sulla data della sua proclamazione a Beato. Nella Pasqua del 1938, tempi difficili per l’Italia e per l’Europa a causa dell’aria politica che si respirava – ricorda – così scriveva nel suo Diario: «Ho in questa Pasqua l’anima chiusa a tutti i colori della primavera. Non mi dicon nulla i glicini di Pasqua, né le campane di Pasqua. Ripenso, mentre tanta ombra si addensa, come ad un monito sacro, come a una suprema speranza, alla parola che lo Spirito Santo dettò a Paolo di Tarso: Cristo Signore è per noi morto e risorto!»

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