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La “sujaca” di Caria: i fagioli bianchi vero tesoro del Monte Poro – Video

Rappresentano un prodotto d’eccellenza del territorio vibonese. Vengono coltivati da generazioni tra i comuni di Drapia, Zaccanopoli e Zungri

La “sujaca” di Caria: i fagioli bianchi vero tesoro del Monte Poro – Video

di Saverio Caracciolo
Caria è una frazione del comune di Daria, nel Vibonese, una località situata a 442 metri sul livello del mare con poco più di 600 abitanti. Molti la conoscono per il “Castello Galluppi”, proprio perché il noto filosofo Pasquale Galluppi di Tropea vi trascorreva le estati a studiare o dove ospitò più volte il cardinale Giovanni Roncalli, poi divenuto nel 1958 Papa Giovanni XXIII. Ma Caria non è solo conosciuta per il suo castello: i suoi abitanti conservano e tramandano gelosamente un nobile legume, la “sujaca”, considerata il vero tesoro del Monte Poro. Si tratta di una varietà della famiglia del fagiolo originaria dell’America centrale.

La coltivazione avviene proprio nel promontorio del Monte Poro, tra i comuni di Drapia, Zaccanopoli e Zungri perché si tratta di aree il cui terreno presenta caratteristiche singolari di fertilità dovuta alla presenza di lapilli vulcanici che rendono la terra molto fresca senza la necessità di un eccessivo apporto di acqua (nonostante la coltivazione avvenga nel periodo estivo).

La “sujaca” di Caria ha una forma cilindrico-allungata, con una buccia bianca molto tenera e sottile. Per questo bisogna stare attenti alla cottura, che deve avvenire in maniera molto lenta. Viene infatti cucinata nella cosiddetta “pignata” in terracotta al caminetto o nel braciere, in un arco di tempo che varia tra le due e le tre ore.

Ogni anno, il 6 agosto, la “sujaca” viene addirittura festeggiata con una sagra, la più longeva della provincia di Vibo Valentia. Ad animare questa iniziativa che, prima delle restrizioni Covid, portava a Caria decine di migliaia di persone, l’associazione culturale “Cheria”, con la sua mascotte: zia Liberata Pugliese, che nonostante i suoi 86 anni partecipa sempre attivamente alla sagra facendo vedere ai visitatori come viene cucinata e aiutando i giovani a tramandare e conservare i trucchi della cottura della “sujaca”.

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