venerdì,Marzo 29 2024

«Io nell’inferno di Parigi»: la testimonianza del fotografo Raffaele Montepaone

Il noto professionista vibonese si trovava da poche ore nella capitale francese per prendere parte ad una mostra d’arte nei pressi del Louvre, quando la città è finita sotto assedio.

«Io nell’inferno di Parigi»: la testimonianza del fotografo Raffaele Montepaone

Raffaele Montepaone è un talentuoso fotografo vibonese. Vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, le sue opere raccolgono puntualmente consensi a scena aperta. Raffaele Montepaone ieri si trovava a Parigi, giunto nella capitale francese per partecipare alla prestigiosa rassegna d’arte fotografica Fotofever, che raccoglie le più grandi gallerie del mondo in un unico evento ospitato dal Carruosel do Louvre, un grande spazio espositivo e commerciale attiguo al più famoso museo del mondo.

E lui, come altri connazionali che si trovavano nella “Ville lumerie” ieri, ha vissuto in presa diretta il dramma di una capitale sotto assedio ferita a morte dalla follia del terrorismo.

«Non pensavo di vivere così da vicino una cosa del genere – ha detto il noto fotografo al ilvibonese.it -. Anche se non eravamo tanto vicini ai luoghi degli attentati, ci trovavamo comunque in pieno centro. Anzi, quando abbiamo appreso del primo attentato eravamo in metro e ci stavamo dirigendo verso la Tour Eiffel». Una volta giunti al livello stradale «la cosa impressionante – racconta ancora turbato Montepaone – era la quantità di sirene che si vedevano passare e si sentivano in qualunque direzione. Abbiamo visto ad un tratto tutti i bar abbassare in fretta e in furia le saracinesche e, un attimo dopo, non c’era più nessuno per strada».

Da subito purtroppo si è intuita la gravità della situazione: «abbiamo immediatamente capito che si trattava di una cosa grossa – racconta ancora il fotografo – perché già in metro si parlava dell’attentato allo Stade de France». Ma una volta in strada «non sapevamo più come rientrare in albergo con la metro chiusa e il telefono dei taxi fuori servizio. Ci abbiamo messo quasi due ore per rientrare a piedi nell’albergo che si trova proprio al centro, ad un minuto dal museo del Louvre. Una situazione inverosimile, c’eravamo solo noi per strada. Al momento siamo chiusi in albergo e non sappiamo che fare, anche perché la tv dice che è tutto chiuso. Assurdo, davvero assurdo».

Raffaele Montepaone e la sua compagna Roberta sono già stati contattati dalla ministero degli Esteri italiano che starebbe predisponendo il loro rientro in patria già in giornata.

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