Non si arrendono gli agricoltori di Maierato che questa mattina sono tornati a protestare davanti alla Prefettura di Vibo Valentia. È la prosecuzione della manifestazione di due anni fa quando una colonna di trattori, invase la città capoluogo: «Le nostre aziende sono allo stremo», esclama uno dei tanti manifestanti. Agricoltori in ginocchio per colpa dei cinghiali che hanno invaso le campagne e non solo. Gli ungulati hanno infatti raggiunto anche i centri abitati rappresentando un pericolo per la pubblica incolumità.
Lo sa bene Giuseppe Costa, insegnante in pensione: «Poche settimane fa mi sono recato nel mio piccolo orto, davanti casa, quando una mandria di cinghiali mi ha circondato. Sono rimasto immobile – racconta – e gli animali si sono allontanati. Da quel giorno ho timore ad uscire». La presenza dei cinghiali ha provocato diversi incidenti: «Ormai circolano anche nelle ore diurne» conferma il sindaco Giuseppe Rizzello che si appella al prefetto «affinché si faccia carico di un’emergenza che ha paralizzato l’economia del territorio». Accanto a lui i primi cittadini di San Nicola da Crissa e Francavilla Angitola, anche loro a sostegno dei contadini di Maierato.
«Eravamo considerati il granaio del vibonese, oggi il grano lo dobbiamo comprare», dice amareggiato Vincenzo Lazzaro, vice presidente del comitato regionale difesa del territorio e contenimento del cinghiale. «Siamo esasperati – chiosa Vincenzo Griffo, presidente associazione contadini Maierato – i cinghiali ci stanno costringendo ad abbandonare le nostre terre». Coltivava cereali. Anche lui deve comprare i cereali all’estero: «Nessuno coltiva più le terre». Domenico Di Stilo è il titolare di un’azienda biologica «Non vogliamo i soldi, ma vogliano difendere la dignità di chi come me da generazioni lavora la terra. Eravamo imprenditori agricoli, ora siamo ridotti in miseria. I cinghiali – conclude – hanno portato via anni di sacrifici». Domenico Scalamogna dell’Associazione contadini Maierato aveva un’azienda agro meccanica. «Da tre anni siamo fermi e i mezzi parcheggiati nel capannone.
Non lavoriamo più perché molti hanno abbandonato le terre. Voglio tornare a lavorare nei miei campi – dice- senza il timore di perdere il raccolto». Per Nicola Monteleone presidente della Cia (confederazione italiana agricoltori) «bisogna avviare un piano di eradicazione della specie. I palliativi non servono – conclude – abbiamo bisogno di interventi straordinari immediati».