martedì,Novembre 5 2024

La Carovana antiracket arriva a Limbadi: «Denunciare è l’unico modo per uscire dal tunnel»

All'Università "Rossella Casini" firmato un protocollo d'intesa con il procuratore Falvo e il prefetto Lulli: «Necessario creare una rete di solidarietà e supporto intorno alle vittime». Presente anche il vescovo Attilio Nostro

La Carovana antiracket arriva a Limbadi: «Denunciare è l’unico modo per uscire dal tunnel»

Ha fatto tappa anche a Limbadi la Carovana antiracket e antiusura, che in questi giorni è in giro per la Calabria e la Basilicata col fine di tendere la mano alle vittime e aiutarle ad uscire allo scoperto, creando intorno a loro una rete di solidarietà e supporto. L’appuntamento si è tenuto nei locali dell’Università della ricerca, della memoria e dell’impegno “Rossella Casini” e ha visto la firma di un protocollo d’intesa con la Procura e la Prefettura di Vibo Valentia, che si sono così impegnate a sostenere il progetto della Fondazione nazionale antiusura “Interesse uomo” (promotrice della Carovana). Una sorta di alleanza, grazie alla quale chi denuncia non si senta solo ed ottenga anche un aiuto economico da parte dello Stato: «Il protocollo – spiega il presidente della Fondazione, don Marcello Cozzi – prevede che Procura e forze dicano a quanti si rivolgono a loro per denunciare, che esiste una realtà come la nostra che li può aiutare a istruire le pratiche necessarie per ottenere i benefici previsti dalla legge». [Continua in basso]

Presenti all’incontro i referenti regionale e provinciale di Libera, don Ennio Stamile e Giuseppe Borrello, i vertici delle forze di polizia, il vescovo Attilio Nostro, il sindaco di Limbadi Pantaleone Mercuri, il procuratore di Vibo Camillo Falvo e il prefetto Roberta Lulli. Tra il pubblico, chi avuto la forza di uscire allo scoperto e ora porta ovunque la sua testimonianza: l’imprenditore nicoterese Carmine Zappia.

«È importante che ci siamo ritrovati a Limbadi, in un bene confiscato alla famiglia Mancuso – ha sottolineato il procuratore Falvo -, ed è importante anche il momento: dopo le operazioni e le misure cautelari degli ultimi anni, ora le organizzazioni criminali potrebbero rialzare la testa. Per questo dobbiamo tenere alta l’attenzione e continuare a spingere affinché fenomeni come l’usura e il racket vengano denunciati». Sì, perché la denuncia – ha rimarcato don Cozzi – è «l’unico modo per uscire dal tunnel». Ma è importante anche fare rete, come ha sottolineato il prefetto Lulli: «Non solo fra istituzioni e associazioni, ma con tutta la collettività: tutti devono concorrere».

A Limbadi anche il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro, che assicura la sua vicinanza a chi è vittima di ingiustizie: «Bisogna cambiare la mentalità delle persone, è una cosa di cui questa provincia ha un grande bisogno», afferma, ricordando che questa sera sarà a Soriano, dove – insieme a papà Martino e mamma Maria – renderà omaggio a Filippo Ceravolo e a tutte le vittime delle mafie.

Domani nuovo appuntamento per la Carovana antiracket nel Vibonese, alle ore 18 nella scuola Agazzi di Vibo Valentia.

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