venerdì,Aprile 26 2024

‘Ndrangheta: omicidio Canale a Reggio, condanne definitive pure per due vibonesi

Due giovani di Gerocarne ritenuti responsabili di aver materialmente ucciso la vittima. Nove in totale le condanne

‘Ndrangheta: omicidio Canale a Reggio, condanne definitive pure per due vibonesi
A destra Cristian Loielo, a sinistra Nicola Figliuzzi

La Corte di Cassazione ha confermato le condanne inflitte per l’omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto il 12 agosto del 2011 a Gallico, nella periferia nord di Reggio Calabria. È diventata così definitiva la sentenza emessa nell’ottobre 2020 dalla Corte d’Assise d’appello che ha condannato a 30 anni gli imputati accusati di avere ordinato, organizzato ed eseguito il delitto. Si tratta di: Antonino Crupi (genero di Mimmo Chirico), 39 anni, di Gallico, Domenico Marcianò, 39 anni, di Reggio Calabria, Giuseppe Germanò, 52 anni, di Reggio Calabria (frazione Villa San Giuseppe), Sergio Iannò, 50 anni, di Reggio Calabria, Filippo Giordano, 46 anni, di Reggio Calabria, e Cristian Loielo, 32 anni, di Gerocarne.  
Inammissibili pure i ricorsi di Diego Zappia, 37 anni, di Oppido Mamerina, collaboratore di giustizia, condannato a 10 anno, e Nicola Figliuzzi, 31 anni, di Sant’Angelo di Gerocarne, pure lui collaboratore di giustizia e condannato a 10 anni e 8 mesi. [Continua in basso]

Salvatore Callea

L’omicidio avrebbe portato ad un’alleanza fra reggini e vibonesi per compiere un delitto di “peso” nell’ambito degli equilibri mafiosi della città di Reggio Calabria. Le indagini avviate a seguito dell’omicidio – consistite in intercettazioni, accertamenti tecnico-scientifici e dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia – avrebbero consentito fin da subito di inquadrare il fatto delittuoso in un chiaro contesto di criminalità organizzata, pianificato e realizzato in risposta all’omicidio di Domenico Chirico, avvenuto il 20 settembre 2010. Giordano, Marcianò e Iannò, accusati di appartenere al clan “Condello-Chirico”, erano accusati di essere stati gli ideatori e i mandanti dell’omicidio; Callea è stato invece ritenuto responsabile di aver reclutato i killer, assicurandogli il necessario supporto logistico, garantendo la fuga a bordo della propria autovettura, ed infine i vibonesi Figliuzzi e Loielo erano accusati di aver materialmente eseguito l’agguato per una cifra fra i 10 e i 14mila euro. 

Cristian Loielo

Il 12 agosto 2011, alle ore 15:00, i carabinieri di Reggio Calabria rinvenivano riverso sull’asfalto — in via Anita Garibaldi a Gallico Superiore — il corpo senza vita di Giuseppe Canale, attinto da numerosi colpi d’arma da fuoco. Inoltre, sulla base dei primi accertamenti tecnici eseguiti sulla scena del crimine, veniva accertato che l’azione di fuoco – compiuta da due killer armati di pistola, giunti a bordo di uno scooter – aveva avuto inizio in un primo momento in piazza Calvario di Gallico Superiore, dove venivano esplosi i primi colpi, per poi concludersi in via Anita Garibaldi, luogo in cui veniva rinvenuto il corpo. Durante l’azione di fuoco, uno dei proiettili esplosi aveva attinto in maniera accidentale alla coscia destra un passante, rimasto ferito, mentre alcuni fori provocati dai proiettili esplosi dai killer venivano rinvenuti su un tabellone presente all’esterno di un bar sito proprio all’interno della predetta piazza. Immediatamente, gli investigatori del Nucleo investigativo di Reggio Calabria avevano inquadrato la vicenda in uno scontro finalizzato al raggiungimento di nuovi equilibri criminali nella frazione Gallico di Reggio Calabria, area sotto il controllo del clan Condello. In particolare, a seguito dell’arresto di Rodà Francesco, ritenuto reggente della locale di Gallico, il processo di ridefinizione degli equilibri interni alla cosca aveva interessato Chirico Domenico, ritenuto esponente apicale dei Condello, assassinato il 20 settembre del 2010, e lasciava presumere che potesse rientrarvi anche l’omicidio di Canale Giuseppe, pluripregiudicato scarcerato nel 2008 ed elemento di spicco della locale di Gallico.  [Continua in basso]

Nicola Figliuzzi

Successivamente, nel consentire la puntuale ricostruzione dei gravi fatti di reato inerenti una cruenta faida di ‘ndrangheta consumatasi a cavallo del 2011 e del 2012 nel Vibonese (fra Vibo, Piscopio, Vibo Marina e Stefanaconi), le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia (Vasvi Beluli e Arben Ibrahimi) fornivano incidentalmente chiari e precisi elementi tra oro convergenti, ma anche assolutamente compatibili con quanto acquisito dai carabinieri. In tal senso, seguendo le indicazioni di un collaboratore di giustizia i carabinieri rinvenivano a Gallico, nel parco della Mondialità, un revolver Colt, calibro 38 special con matricola obliterata, che — in virtù degli accertamenti esperiti dal Ris di Messina — risultava essere quella utilizzata nell’omicidio. Nicola Figliuzzi dopo l’arresto è passato anche lui fra le fila dei collaboratori di giustizia, confessando il delitto.

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