La sesta sezione penale della Cassazione ha confermato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per cinque anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, nei confronti di Luca Ciconte, 31 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari, la cui condanna in appello a 13 anni e 5 mesi nell’operazione antimafia denominata Nemea (nella quale sono transitate pure le imputazioni di Rinascita Scott) è stata annullata con rinvio dalla Cassazione nel gennaio scorso. Secondo la Corte, le risultanze del procedimento penale (Luca Ciconte ha sostenuto sulla mancanza di attualità della sua pericolosità) non potevano essere ritenute risalenti nel tempo, avendo consentito di accertare la “partecipazione al sodalizio con condotta permanente fino al suo arresto in esecuzione della ordinanza emessa nell’operazione Rinascita Scott del 19 dicembre 2019. In ordine al periodo di detenzione, inoltre, secondo la Corte di appello di Catanzaro andava considerato che, trattandosi di un periodo continuativo iniziato dal giorno del suo arresto, il comportamento tenuto in carcere non poteva essere ritenuto indicativo di un’effettiva risocializzazione, perché inidoneo ad incidere sul giudizio di pericolosità fondato sui dati raccolti che andavano valutati in correlazione al ruolo svolto nel sodalizio e al suo stretto legame con Giuseppe Soriano”. Luca Ciconte è infatti il marito di Caterina Soriano di Filandari (che per l’operazione Nemea si è vista annullare con rinvio la condanna in appello a 13 anni e 7 mesi ma la Cassazione ha annullato con rinvio), figlia di Roberto Soriano, sparito a metà anni ’90 per “lupara bianca”, nonché sorella di Giuseppe Soriano. 

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