La scultura simbolo del Nuovo Pignone posizionata a Bivona

La scultura in ferro

Diversi anni addietro la si poteva ammirare nel parco che ospitava il Centro ricreativo aziendale (Cral) del Nuovo Pignone, un’area verde ben curata e molto frequentata dai dipendenti , dalle loro famiglie e non solo. Di pregevole fattura, era nata da un’idea di Giuseppe Barillaro ed era stata realizzata dalle maestranze dello stabilimento. Gli uomini in essa rappresentati, che convergono per abbracciarsi, volevano essere l’icona dello spirito di fratellanza che accomuna tutti i lavoratori, un inno alla pace fra i popoli, ma voleva anche esprimere lo spirito di aggregazione e di inclusione che animava il Cral aziendale.  Poi, con il trascorrere del tempo e in seguito alla riconversione, al passaggio di proprietà e ai conseguenti tagli di personale, il parco era caduto in uno stato di abbandono e la scultura aveva seguito questo destino, rimanendo coperta dalle sterpaglie e dai rovi.

Animati dalla volontà di recuperare la memoria e di preservare il manufatto dall’inevitabile deperimento, un’associazione di volontari costituita da ex dipendenti (Tomaino, Tripodi, Mirabello, Marzano, Bonaventura e Solano) è riuscita a portare a termine il trasferimento dell’opera  e il suo riposizionamento al centro della villetta esistente nei pressi della chiesa di Bivona, area che era stata preventivamente ripulita a cura degli stessi volontari. La cerimonia di inaugurazione  si è svolta con la presenza delle autorità, delle associazioni presenti sul territorio e di molti ex dipendenti.

Fanfani al Nuovo Pignone

Un gesto che serve anche a non disperdere il forte legame che nel tempo  ha unito lo stabilimento del Nuovo Pignone al territorio vibonese e in particolar modo alla frazione di Bivona. Era il lontano 1963 quando il presidente del Consiglio, Amintore Fanfani, inaugurava la nuova realtà industriale, all’avanguardia nel settore della metalmeccanica . Anche il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, nel 1967, nel corso della sua visita in Calabria, fece tappa a Vibo, all’epoca considerata uno del poli industriali della regione, e volle recarsi in visita al Nuovo Pignone, una delle più antiche industrie italiane. 

La “Fonderia del Pignone” venne infatti aperta nel 1842 e fu la culla delle prime forme di organizzazione sindacale a livello nazionale. Il primo motore a scoppio della storia fu costruito nel 1856 al Pignone di Firenze. Sarà poi Enrico Mattei a salvare il Pignone, che da quel momento diventerà “Nuovo” e confluirà nel gruppo Eni.

Nel 1993 l’azienda viene ceduta alla General Eletrics, diventando capofila della Divisione Oil & Gas e conquistando una quota rilevante nel mercato delle turbine a gas. I prodotti costruiti nello stabilimento di Vibo Marina vengono ancora esportati in tutto il mondo.

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