Questa mattina in piazza San Pietro Papa Leone XIV ha elevato agli onori degli altari Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, due giovani che nell’arco della loro breve vita hanno incarnato appieno i valori del cristianesimo, fino all’eroicità. Per quanto riguarda quest’ultimo, morto nel 1925 per meningite fulminante, è interessante l’episodio che lo lega a Mileto. A raccontarlo a Il Vibonese è il direttore dell’Archivio storico diocesano, monsignor Filippo Ramondino

Il ventiquattrenne piemontese fu un membro attivo dell’Azione Cattolica e volle associarsi all’opera di San Vincenzo aiutando e sostenendo segretamente persone e famiglie indigenti, privandosi di comodità personali. Per lo spirito di pietà e carità si avvicinò alla Confraternita e attualmente è venerato quale patrono delle Confraternite d’Italia. «Pier Giorgio Frassati – racconta al riguardo il direttore dell’archivio diocesano – era un giovane universitario come tanti, amante della montagna, amico simpatico e scherzoso, ma con un’intensa vita di fede vissuta nella carità e nella quotidiana partecipazione a messa

A Mileto, sotto la guida dell’arciprete monsignor Francesco Pititto, vero apostolo dell’Azione Cattolica, nel 1919 nella parrocchia cattedrale fu aperto il circolo Giac (Gioventù italiana di Azione Cattolica), il secondo in diocesi. Successivamente fu intitolato a Pier Giorgio Frassati. La madre del giovane torinese, la signora Ada Frassati – aggiunge monsignor Ramondino –  nel febbraio del 1932 fece dono di un “ritratto grande, alcuni libri e immagini per il Circolo che sarà intitolato al suo figliolo”, come scrisse in una lettera indirizzata al presidente del tempo

Il circolo, scriveva monsignor Luzzi – prosegue il direttore dell’Archivio storico diocesano riferendosi al suo predecessore – convogliava gran parte dei giovani del paese e dava il tono di vita cristiana a tutti gli altri, con il suo impegno formativo e con le sue puntuali recite nel teatrino San Giuseppe, che i più anziani ricordavano fino a qualche decennio fa». 

Il dipinto su tela di cui si parla, normalmente custodito nell’Archivio, da questa mattina è esposto all’interno della basilica cattedrale, chiesa madre della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, come atto di venerazione e a sancire il legame tra la cittadina normanna e un giovane che – così come sottolinea in conclusione monsignor Ramondino «anche ai coetanei di oggi ama ripetere: Vivere senza fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere una lotta per la verità, non è vivere ma vivacchiare».