Secondo lo storico ambientalista bisogna intervenire con decisione per preservare la Marina dal moto ondoso: «È bastato un mare forza 4 per danneggiare ulteriormente il molo Pizzapundi e spargere ovunque pietrisco e piccoli massi. Che succederà alla prima vera mareggiata?»
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La voce di Pino Paolillo, storico ambientalista di Pizzo (Wwf) e attento osservatore delle dinamiche costiere del territorio vibonese, torna a farsi sentire con forza. Dopo la piccola mareggiata che nei giorni scorsi ha colpito il litorale napitino, Paolillo lancia un appello accorato alle istituzioni: «La Marina di Pizzo non deve morire». Secondo Paolillo, quanto accaduto è tutt’altro che un episodio trascurabile. «La piccola mareggiata che ha interessato il litorale – appena forza 4, assolutamente niente di che – rappresenta un campanello d’allarme per il futuro della Marina che sarebbe criminale continuare a ignorare». Sono bastate onde di meno di due metri, spiega, «per provocare quello che era fin troppo facile prevedere, senza bisogno della laurea in ingegneria delle opere marittime».
L’attivista descrive una scena eloquente: «Piccoli massi e pietrisco depositati nei mesi scorsi a ridosso della parte iniziale del molo “Pizzapunti” sono stati scaraventati come sassolini, in gergo napitino “conaci”, sullo stesso molo. È il segnale del disastro che si verificherebbe nel caso di una mareggiata forza 7 o 8». Un evento che, avverte, «prima o poi arriverà, magari quando non ci sarà più tempo per correre ai ripari». Le conseguenze, secondo Paolillo, sarebbero devastanti: «Tutto quel materiale sarebbe sollevato dalle onde e scagliato a decine di metri di distanza, coprendo non solo il parcheggio sotto la Rotonda, come già avviene, ma anche la residua spiaggia rimasta, fino a farla scomparire. Sarebbe la fine di uno dei simboli del paese, la Marina per antonomasia, frequentata da maggio a ottobre da centinaia di turisti e proprietari di seconde case».
Parole dure anche nei confronti delle scelte urbanistiche del passato, definite «scellerate iniziative che hanno ridotto quella spiaggia a un triste scampolo, malinconica testimonianza del tempo che fu. Qui non servono più le parole, le scuse, gli appelli all’amore per Pizzo – afferma ancora Paolillo – quando un intero quartiere rischia, alla prima occasione, di essere gravemente danneggiato dal mare». E non manca una critica all’attuale stato di abbandono delle infrastrutture: «Il famoso lungomare per la Seggiola continua a somigliare più a una barriera contro lo sbarco in Normandia che a un lungomare, laddove il mare puoi solo immaginare che ci sia. Né è possibile attendere ancora per la messa in sicurezza del molo, a cui sono stati tolti i massi di protezione esterna, mai più ricollocati e ormai ridotto da fare pietà».
Per Paolillo, la priorità è chiara: «Il mare ci ha avvisato, sta a noi – ma soprattutto agli amministratori – prendere atto della necessità di interventi urgenti, ma non impattanti per l’ambiente. Di scempi questo paese ne ha già subiti fin troppi». Un monito che si chiude con l’amara ironia che contraddistingue l’attivista napitino, con un riferimento alla tradizionale rievocazione storica degli ultimi giorni di Giacchino Murat: «Se non si interverrà, prima o poi il finto Re dovrà trovarsi un’altra spiaggia dove poter sbarcare, mentre l’anima del defunto tradito continuerà a maledirci dall’aldilà».



