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‘Ndrangheta: clan Piromalli, secondo annullamento con rinvio per il “vibonese” Nicola Comerci

La Cassazione ordina un nuovo giudizio sulla misura cautelare. A novembre 2016 gli sono stati sequestrati beni per 50 milioni di euro. Da Nicotera a Gioia Tauro sino a Parghelia, la “scalata” dell’imprenditore ritenuto vicino pure ai Mancuso

‘Ndrangheta: clan Piromalli, secondo annullamento con rinvio per il “vibonese” Nicola Comerci

La prima sezione penale della Cassazione ha annullato, ordinando un nuovo giudizio, la decisione del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che confermava l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale nei confronti dell’imprenditore Nicola Comerci, 71 anni, nativo di Nicotera, residente a Gioia Tauro, ma con attività imprenditoriale ed alberghiera a Parghelia. Si tratta del secondo annullamento pronunciato dalla Suprema Corte, essendo il primo stato pronunciato dalla quinta sezione penale della Cassazione. Nicola Comerci, già destinatario di un provvedimento restrittivo in carcere nell’ambito della seconda fase dell’operazione antimafia denominata “Provvidenza” contro il clan Piromalli di Gioia Tauro (il più influente dell’intera ‘ndrangheta calabrese), si trova attualmente in regime di arresti domiciliari. Il processo è invece pendente dinanzi al Tribunale di Palmi dove il 24 aprile dovrebbe iniziare l’istruttoria dibattimentale. Per gli investigatori, Nicola Comerci avrebbe creato un impero economico nel settore turistico ricettivo avvalendosi dei capitali e della protezione dei Piromalli, offrendo in cambio ricovero per i latitanti del clan, favorendo investimenti nel settore immobiliare attraverso l’inserimento di ditte di riferimento del sodalizio nelle forniture alberghiere. Collegamento che sarebbe emerso in modo ancora più palese – secondo gli inquirenti – in occasione del tentato omicidio del figlio Andrea, avvenuto nel giugno 2015 a Parghelia. Un episodio che avrebbe spinto Nicola Comerci a rivolgersi ad esponenti della cosca Piromalli per giungere all’individuazione dell’autore dell’azione delittuosa.

La Suprema Corte di Cassazione per la seconda volta ha accolto i rilievi del collegio difensivo formato dagli avvocati Giovanni Vecchio e Vincenzo Nico D’Ascola, i quali hanno insistito sull’illogicità del costrutto accusatorio, fondato su materiale probatorio in parte valutato già nel lontano 2005 dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, sezione “Misure di Prevenzione”, in occasione dell’annullamento del decreto impositivo della misura di prevenzione personale. La vicenda processuale, difatti, si incrocia anche con il parallelo procedimento di prevenzione, attualmente pendente dinanzi al Tribunale di Reggio Calabria, sezione “Misure di Prevenzione”, nell’ambito del quale nel novembre 2016, allo stesso imprenditore sono stati sequestrati beni per 50 milioni di euro. L’annullamento pronunciato della Suprema Corte potrebbe incidere sull’accusa relativa all’appartenenza del geometra Nicola Comerci agli ambienti mafiosi delle cosche Piromalli di Gioia Tauro e Mancuso di Limbadi, facendo venire meno la base sul quale poggia l’intera idea accusatoria sostenuta dalla Dda.

Per gli ulteriori dettagli sulla figura di Nicola Comerci e sull’elenco dei beni sequestrati LEGGI QUI: Ndrangheta: clan Piromalli, arrestato il “vibonese” Nicola Comerci e QUI: Sequestrati beni per 50 milioni di euro al nicoterese Nicola Comerci

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