venerdì,Marzo 29 2024

Uccise la fidanzata, la difesa del vibonese De Pace chiede la semi infermità mentale e le attenuanti

I familiari della ragazza siciliana chiedono invece all’imputato un risarcimento di due milioni e mezzo di euro. Il pm ha invocato la condanna all’ergastolo

Uccise la fidanzata, la difesa del vibonese De Pace chiede la semi infermità mentale e le attenuanti
Antonio De Pace e Lorena Quaranta

Ha chiesto la semi infermità mentale l’avvocato Salvatore Silvestro che, dinanzi alla Corte d’Assise di Messina (unitamente all’avvocato Bruno Ganino), assiste Antonio De Pace, 29 anni, di Dasà arrestato dopo aver confessato di aver ucciso la sua fidanzata Lorena Quaranta, la giovane agrigentina morta nella notte fra il 30 e il 31 marzo 2020 a Furci Siculo, nel Messinese. Il legale ha concluso la propria arringa difensiva insistendo sulle condizioni psichiche del ragazzo al momento del delitto ed ha invocato le attenuanti generiche. Lo scorso febbraio, De Pace era stato dichiarato “capace di intendere e di volere” al termine di una perizia effettuata per conto della Procura dal professore Stefano Ferracuti che aveva evidenziato l’assenza di “disturbi psichiatrici” nell’imputato. [Continua in basso]

Dal canto loro, invece, i genitori ed i tre fratelli di Lorena – parti civili con l’avvocato Giuseppe Barba – hanno chiesto due milioni e mezzo di euro di risarcimento per quanto subito. I genitori e i tre fratelli di Lorena hanno chiesto anche una provvisionale da 250mila euro. Parti civili ci sono anche otto associazioni attive contro la violenza sulle donne. L’infermiere Antonio De Pace era in servizio al Policlinico di Messina ed è qui che ha conosciuto Lorena Quaranta, la giovane di Favara impegnata nella specializzazione per la professione medica. Insieme avevano scelto l’appartamento di Furci per iniziare la convivenza mentre lei continuava il suo percorso di studi. Il pm della Procura di Messina, Roberto Conte, ha già chiesto per Antonio De Pace la condanna all’ergastolo.

Per la Procura di Messina, l’omicidio di Loredana Quaranta è stato commesso per futili motivi e con premeditazione: il pm ha infatti ricordato i messaggi di De Pace con i propri familiari via WhatsApp prima del delitto, con i quali manifestava la volontà di trasferire i risparmi, accumulati nel proprio conto corrente, ai nipoti: messaggi che ha poi cancellato dal cellulare per non lasciare tracce. Per la Procura è il segno che aveva pianificato il delitto attuato nella villetta di via Delle Mimose ed era certo delle conseguenze che ne sarebbero derivate. Antonio De Pace, secondo quanto ricostruito dalle indagini, ha colpito Lorena con un oggetto contundente per tramortirla e poi le ha messo la mani al collo per strangolarla, causandone la morte pochi istanti dopo per asfissia acuta da soffocazione diretta.  Questo è un femminicidio che merita l’ergastolo, non è possibile riconoscere alcuna attenuante all’imputato – aveva affermato in aula il pm – che al momento del delitto era pienamente capace di intendere e di volere, come dimostrato dalla perizia psichiatrica. La ragazza, di 27 anni, è morta per asfissia soffocamento secondo i risultati dell’autopsia disposta – unitamente ad accertamenti tecnici irripetibili affidati al laboratorio scientifico dell’Arma dei carabinieri – dalla Procura di Messina.

Antonio De Pace aveva affermato di aver ucciso la fidanzata con una coltellata allo stomaco, ma gli accertamenti medico legali hanno invece confermato lo strangolamento e la morta per asfissia da soffocamento, oltre a dei traumi da corpo contundente e poi calci e pugni.
Il reato contestato ad Antonio De Pace è quello di omicidio volontario pluriaggravato dai motivi abietti o futili, poiché il fatto è stato commesso su una convivente stabile o da soggetto legato da una relazione sentimentale. Da ricordare che, nel corso dell’ultimo interrogatorio richiesto dal pm De Pace, il ventinovenne di Dasà aveva parlato al pm di uno stato di ansia legato alla situazione generale generata dal coronavirus quale causa scatenante l’omicidio. Una motivazione non creduta (né De Pace, né la fidanzata sono risultati contagiati dal Covid) e che lascia molti punti oscuri in ordine all’azione di morte meglio chiariti dai risultati dell’autopsia consegnata dal medico legale Daniela Sapienza. 
Lorena Quaranta non presentava alcuna ferita da arma da taglio ma solo una ferita sul volto provocata probabilmente da un oggetto durante la colluttazione con Antonio De Pace.

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