martedì,Maggio 21 2024

Strage di Scaliti, la Cassazione conferma le condanne

Rigettati i ricorsi. Carcere a vita per i fratelli Ercole e Francesco Saverio Vangeli; 13 anni e 10 mesi per i cognati Pietro Vangeli e Gianni Mazzitello. Si chiude così il procedimento scaturito dall’eccidio della masseria del 27 dicembre del 2010

Strage di Scaliti, la Cassazione conferma le condanne

Si chiude definitivamente la vicenda giudiziaria relativa alla “Strage di Scaliti”, ovvero uno dei fatti di sangue più feroci avvenuti in provincia di Vibo Valentia. È infatti arrivata nella tarda serata di ieri, il verdetto della Corte di Cassazione che ha confermato le condanne comminate in Appello a carico dei quattro imputati, tutti appartenenti alla famiglia Vangeli di Filandari, ritenuti responsabili dell’omicidio di cinque membri della famiglia Fontana con i quali erano in corso da tempo dissidi di vicinato dovuti a pascolo abusivo e invasione di terreni.

Una missione di morte, quella messa in atto la sera del 27 dicembre del 2010 in contrada “Olivara” di Scaliti di Filandari che, nonostante le modalità, nulla aveva a che fare con la criminalità organizzata. La Suprema Corte ha dunque rigettato i ricorsi presentati, per tramite degli avvocati Nicola Riso, Domenico Talotta, Valerio Mangone e Giancarlo Pittelli, dai fratelli Ercole e Francesco Saverio Vangeli, entrambi condannati all’ergastolo, da Pietro Vangeli (figlio di Francesco Saverio) e Gianni Mazzitello cognato di quest’ultimo, condannati a 13 anni e 10 mesi.

Strage di Scaliti, due ergastoli e due condanne a 13 anni

I due fratelli sono quindi stati riconosciuti quali esecutori materiali del massacro a colpi di pistole calibro 7.65 e 9×21, costato la vita a Domenico Fontana, 61 anni, ed ai figli Pasquale (37), Pietro (36), Emilio (32) e Giovanni (19).

Era, peraltro, al seconda volta che gli “ermellini” avevano vagliato il caso Scaliti ritenendo, la prima volta, insussistente l’aggravante delle premeditazione e riconoscendo al contrario l’attenuante della provocazione nonché l’assenza di prova a carico dei due giovani (Pietro Vangeli e Mazzitello) relativamente al concorso morale. Ne era scaturito un nuovo procedimento davanti alla Corte d’Assise d’Appello che aveva optato per la condanna a vita per i due fratelli (facendo prevalere a loro carico la premeditazione pur riconoscendo la provocazione) e per pene di 14 anni e 5 mesi e a 13 anni e 10 mesi per i due cognati.

La Cassazione ha dunque accolto la richiesta formulata dal procuratore generale e dall’avvocato Giuseppe Bagnato, patrono di parte civile, rigettando i ricorsi. Neppure le ripetute vessazioni che gli imputati avevano subito da parte delle vittime hanno costituito un’attenuante di fronte all’efferatezza del fatto.

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