venerdì,Aprile 19 2024

‘Ndrangheta: Black money a Vibo, le lacune dell’accusa secondo la difesa di Pantaleone Mancuso

Il legale di Giuseppe e Pantaleone “Scarpuni” Mancuso, Francesco Sabatino, evidenzia dati storici ed elementi di diritto per smontare una ricostruzione accusatoria ritenuta errata

‘Ndrangheta: Black money a Vibo, le lacune dell’accusa secondo la difesa di Pantaleone Mancuso

È iniziata nell’aula del vecchio Tribunale di Vibo Valentia l’arringa dell’avvocato Francesco Sabatino, difensore degli imputati Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, e Giuseppe Mancuso (cl. ‘77) nel processo “Black money”.

Il legale ha esordito evidenziando tutti i dati storici e di fatto a suo avviso errati posti dagli inquirenti alla base della ricostruzione accusatoria. Nel “mirino” dell`avvocato l’informativa denominata “Purgatorio” avviata dall’allora maggiore del Ros dei carabinieri di Catanzaro, Giovanni Sozzo, senza a suo avviso la presenza di alcuna notizia criminis ma stabilendo a priori su quali soggetti indagare.

L’ avvocato ha poi rimarcato che la Dda di Catanzaro non ha appellato la sentenza assolutoria riguardante i Mancuso (in totale si sono registrate 32 assoluzioni) nel processo “Genesi” svoltosi a Vibo, nonostante una richiesta di pene complessive per 379 anni di carcere formulata in aula dall’allora procuratore della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli (oggi procuratore a Napoli), e dal pm Simona Rossi.

Fra le richieste di condanna non appellate dalla Dda di Catanzaro (e quindi con sentenze assolutoria divenuta definitiva) pure quella a 27 anni di carcere nei confronti di Luigi Mancuso ed a 25 anni nei confronti di Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”.

Le assoluzioni dal processo “Black money” celebrato in abbreviato. L’avvocato Francesco Sabatino, nel motivare le argomentazioni difensive in favore dei propri assistiti, non ha mancato poi di ricordare che il troncone del processo “Black money” celebrato con rito abbreviato a Catanzaro si è concluso già in primo grado con il dimezzamento delle richieste di pena formulate dal pm Marisa Manzini (60 anni di reclusione a fronte di una richiesta di pena a complessivi 210 anni di carcere). Fra le assoluzioni “eccellenti” – confermate in Appello e non impugnate dalla Procura generale e quindi ormai definitive, con la formula per “non aver commesso il fatto” – anche quelle nei confronti di: Antonio Maccarone (genero del boss Pantaleone Mancuso cl. ‘47) per il quale il pm aveva chiesto 5 anni e 6 mesi; dell’imprenditore vibonese Domenico De Lorenzo (5 anni la richiesta di pena); del costruttore di Drapia, Antonio Mamone (5 anni la richiesta); dell’imprenditore Bruno Marano (5 anni la richiesta); di Nunzio Manuel Callà, indicato come “braccio-destro” del boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni” (5 anni la richiesta). Sul punto, l’indagine “Purgatorio” condotta dal Ros di Catanzaro, all’epoca diretto dal maggiore Giovanni Sozzo, e confluita nel processo “Black money”, non ha retto al vaglio probatorio del gup. L’avvocato non ha altresì dimenticato di ricordare che il processo d’Appello, con sentenza del 18 maggio 2016, oltre a confermare le assoluzioni già decretate in primo grado, ha registrato pure le assoluzioni “eccellenti” del commercialista di Catanzaro Giuseppe Ierace, di Giuseppe Raguseo (genero del boss Cosmo Michele Mancuso), di Nunzio Manuel Callà, ritenuto il presunto “braccio-destro” del boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, e di Mario De Rito (5 anni e 4 mesi in primo grado). In Appello la Corte ha inflitto pene per 41 anni e 7 mesi, a fronte della richiesta della pubblica accusa per 76 anni e 4 mesi di reclusione.

Lo “scontro” con il pm. Nel corso del suo intervento, l’avvocato Sabatino non ha mancato neppure di opporsi fermamente ad alcune affermazioni fatte in aula il 28 dicembre scorso dal pm Marisa Manzini nel corso della requisitoria. “Non è accettabile – ha affermato il legale – che il pubblico ministero venga in aula ad affermare che con la legittima richiesta di rimessione del processo ad altra sede avanzata dalle difese, uno strumento previsto dal codice di procedura penale, si sia in presenza dell’espressione di un potere mafioso. Questo è inaccettabile – ha ribadito l’avvocato Sabatino – perchè gli avvocati hanno ripetutamente sollevato in questo processo la questione della violazione del diritto di difesa che nulla ha a che vedere con l’espressione di un potere mafioso. Peraltro il processo si sta celebrando a Vibo Valentia sol perchè la Cassazione, nel respingere la richiesta di trasferimento del dibattimento a Salerno, ha affermato che tutti i magistrati coinvolti nell’inchiesta “Purgatorio”, confluita in “Black money”, sono stati assolti, circostanza – ha continuato l’avvocato Sabatino – non vera, visto che in primo grado uno dei magistrati in servizio a Catanzaro è stato condannato a Salerno ed è ancora pendente il processo in Appello.

Pantaleone Mancuso ed i consociati assolti. L’ avvocato Sabatino ha infine fatto presente al Collegio, presieduto dal giudice Vincenza Papagno, che Nunzio Manuel Callà, indicato come il “braccio-destro” di Pantaleone Mancuso, “Scarpuni”, è stato assolto in via definitiva dal reato di associazione mafiosa nel parallelo processo celebrato con il rito abbreviato, così come Giuseppe Raguseo, mentre in precedenza nel processo Dinasty sono stati assolti pure Luigi Mancuso, Nazzareno Colace e i La Rosa di Tropea, tutti indicati come facenti parte del gruppo di “Scarpuni”. “Contrariamente a quanto affermato in aula dal pm Marisa Manzini – ha concluso il legale – il colonnello del Ros Giovanni Sozzo non ha mai detto in aula che Pantaleone Mancuso abbia avuto rapporti con Agostino Papaianni”, altro imputato del processo.

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