martedì,Aprile 16 2024

Pressioni su Emanuele Mancuso, il collaboratore parte civile contro i familiari

Stralciata la posizione di Giuseppe Mancuso, in due chiedono l'abbreviato mentre il pm avanza richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli altri imputati accusati di aver tentato di far desistere il rampollo del clan a collaborare con la giustizia

Pressioni su Emanuele Mancuso, il collaboratore parte civile contro i familiari
Pantaleone Mancuso

Tutti a giudizio tranne che per una posizione stralciata, un non luogo a procedere e due imputati che hanno chiesto, attraverso i rispettivi difensori, di essere processati con il rito abbreviato. Accolta, inoltre, la richiesta del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso di costituirsi parte civile contro i suoi stessi familiari (fra cui il padre e la madre). Dinanzi al gup distrettuale, il pm della Dda di Catanzaro ha rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio per: Pantaleone Mancuso, 59 anni, detto “l’Ingegnere” (padre di Giuseppe ed Emanuele); Giuseppe Pititto, 28 anni, di Mileto; Rosaria Del Vecchio, 55 anni, di Nicotera; Giovanna Del Vecchio, 52 anni, di Nicotera (madre di Giuseppe ed Emanuele Mancuso e moglie di Pantaleone Mancuso detto “l’Ingegnere”); Antonino Maccarone, 33 anni, di Limbadi; Desiree Mancuso, 28 anni, di Nicotera. Si tratta del procedimento penale che mira a far luce sulle responsabilità legate alla latitanza di Giuseppe Mancuso, 34 anni, di Nicotera, figlio del boss della ‘ndrangheta Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”, e dalle pressioni per far recedere Emanuele Mancuso (fratello di Giuseppe) dal collaborare con la giustizia.
Proprio nei confronti di Giuseppe Mancuso si è registrato uno stralcio della sua posizione in quanto lo stesso ha revocato in aula i suoi legali (avvocati Francesco Sabatino e Francesco Capria), con il giudice che ha nominato quale difensore d’ufficio l’avvocato Francesco Schimio che però ha chiesto un termine a difesa. La posizione di Giuseppe Mancuso verrà quindi trattata venerdì prossimo. Al contempo il pm ha chiesto il non luogo a procedere nei confronti di Luisa Maria Borrome, 41 anni, di nazionalità dominicana. [Continua]

Il gup ha poi ammesso la costituzione di parte civile nel procedimento penale da parte del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso e della figlia minorenne, assistiti dall’avvocato Antonia Nicolini. Richiesta di processo con rito abbreviato (che prevede un processo dinanzi allo stesso gup alo stato degli atti e, in caso di condanna, lo sconto di pena pari ad un terzo) è stata avanzata da: Francesco Pugliese, 20 anni, di Zungri; Nency Vera Chimirri, 28 anni, compagna di Emanuele Mancuso. Venerdì il giudice deciderà sulla loro ammissione al rito alternativo.

In totale sono 13 i capi di imputazione. Ricettazione, detenzione e porto in luogo pubblico di armi è il reato che viene contestato in concorso a Giuseppe Mancuso e Francesco Pugliese in relazione ad una pistola con matricola abrasa ed una carabina con relative munizioni rinvenute a Zaccanopoli il 27 novembre dello scorso anno.

Evasione degli arresti domiciliari è poi il reato contestato a Giuseppe Mancuso, mentre il reato di favoreggiamento personale (per aver agevolato la latitanza di Giuseppe Mancuso che si sarebbe così sottratto all’esecuzione di una pena) viene contestato a Francesco Pugliese. Tutti i reati contestati sono aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose.

Giuseppe Mancuso contro il fratello

Giuseppe Mancuso

Violenza privata e favoreggiamento personale (aggravati dal metodo Mafioso) sono quindi i reati contestati in concorso a Giuseppe Mancuso e Francesco Pugliese. In particolare, i due affacciandosi a turno dalla finestra della cella della casa circondariale di Sianochiamavano a gran voce Emanuele Mancuso e con tono minaccioso gli intimavano di ritornare indietro e di ritrattare la scelta di collaborare con la giustizia.

Violenza privata con le finalità mafiose è invece il reato contestato a Giuseppe Mancuso che, avendo appreso dell’avvio della collaborazione con la giustizia da parte del fratello Emanuele, gli avrebbe inviato una missiva minatoria dal carcere di Catanzaro. Nella lettera Giuseppe Mancuso indicava al fratello Emanuele il “codice di  comportamento da tenere all’interno del penitenziario intimandogli”, con toni perentori, di non parlare della famiglia Mancuso.

Le pressioni dei familiari su Emanuele Mancuso

Rosaria Del Vecchio

Violenza privata e intralcio alla giustizia (con l’aggravante delle finalità mafiose) le contestazioni mosse a Rosaria Del Vecchio, Giovanna Del Vecchio, Giuseppe Mancuso, Nensy Vera Chimirri e Antonino Maccarone. Mediante violenza psichica e paventando la possibilità di non poter vedere la figlia minore, nonché mediante offerte di denaro o altre utilità, avrebbero costretto Emanuele Mancuso a interrompere la collaborazione con la giustizia avviata il 18 giugno 2018 e ad uscire dal programma di protezione il 20 maggio 2019, non presentandosi all’interrogatorio fissato per il 21 maggio 2019. Giovanna Del Vecchio, avendo appreso dal figlio Giuseppe dell’intenzione di Emanuele di collaborare con la giustizia, avrebbe quindi avvertito il marito Pantaleone Mancuso che si è reso irreperibile (venendo catturato con documenti falsi solo il 13 marzo 2019).

Nancy Chimirri (compagna all’epoca di Emanuele Mancuso) avrebbe poi fatto recapitare al compagno una foto della figlia in braccio al fratello Giuseppe Mancuso, preannunciandogli che la strategia difensiva dei familiari era quella di farlo passare per pazzo.

Il ruolo della madre di Emanuele Mancuso

Giovanna Del Vecchio

Giovanna Del Vecchio approfittando di un momento di fragilità del figlio Emanuele Mancuso (detenuto in località protetta in regime di arresti domiciliari) – dovuto ad alcune criticità nella gestione del piano di protezione, ai mancati colloqui visivi con la figlia minore ed alle preoccupazioni per il contesto nel quale viveva la bambina, anche a fronte del tentato omicidio ai danni di Domenic Signoretta (ritenuto il braccio destro del padre e del fratello) avvenuto nella notte tra il 19 ed il 20 maggio 2019 — avrebbe quindi convinto il figlio a cedere alle pressioni psicologiche accettando la proposta formulata dalla madre di uscire dal programma di protezione.

Le sorelle Rosaria e Giovanna Del Vecchio (zia e madre di Emanuele Mancuso) si sarebbero quindi fatte rivelare la località protetta dove Emanuele Mancuso si trovava agli arresti domiciliari. Giovanna Del Vecchio – insieme al genero Antonino Maccarone che conduceva il veicolo – è anche accusata di essersi recata in macchina a prelevare il collaboratore dal luogo della detenzione domiciliare, giungendo fino a pochi metri dall’alloggio dello stesso, non riuscendo nell’intento solo per via del trasferimento d’urgenza del detenuto in altra località.

Emanuele Mancuso chiamato a deporre il 20 dicembre 2019

Emanuele Mancuso

Intralcio alla giustizia con l’aggravante del metodo mafioso è infine il reato contestato a Pantaleone Mancuso, Desiree Mancuso, Giovanna Del Vecchio e Rosaria Del Vecchio in quanto, avendo appreso che Emanuele Mancuso aveva ripreso a collaborare con la giustizia, mediante pressioni e reiterate violenze psicologiche, avrebbero compiuto atti idonei a non far deporre Emanuele Mancuso all’udienza del 20 dicembre 2019. I tentativi di far recedere Emanuele Mancuso dal collaborare con la giustizia – attuati anche attraverso la sorella Desiree – sono però caduti nel vuoto e il giovane Emanuele si è rivelato sinora più che attendibile, oltre che il primo ed unico componente della famiglia Mancuso a “saltare il fosso” e passare dalla parte dello Stato.

I difensori. Giuseppe Mancuso è difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Capria; Francesco Pugliese è assistito dagli avvocati Francesco Schimio e Alessandro Restuccia; Luisa Maria Borrome è difesa dagli avvocati Liborio Romito e Francesco Palmieri; Giuseppe Pititto è assistito dall’avvocato Diego Brancia; Rosaria Del Vecchio dall’avvocato Francesco Capria; Giovannina Del Vecchio dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Capria; Nency Vera Chimirri è difesa dall’avvocato Carmelo Naso; Antonino Maccarone è assistito dall’avvocato Francesco Sabatino; Pantaleone Mancuso è difeso dall’avvocato Francesco Capria; Desiree Mancuso è difesa dall’avvocato Francesco Capria.

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