venerdì,Dicembre 6 2024

Malavita e canzoni della Merante, presentato un esposto a Gratteri

Il segretario nazionale del sindacato di polizia e un giornalista si rivolgono al procuratore di Catanzaro per accertare eventuali reati nei testi dei brani della cantante folk calabrese. La condanna anche da ConDivisa

Malavita e canzoni della Merante, presentato un esposto a Gratteri
La cantante folk Teresa Merante
Il magistrato Nicola Gratteri
Il procuratore Nicola Gratteri

Qualcosa si muove anche in Calabria contro i testi di alcune canzoni della calabrese Teresa Merante che lodano le gesta di mafiosi, latitanti e malviventi. Giuseppe Brugnano, consigliere comunale di San Luca e segretario nazionale del sindacato di polizia FSP (Federazione Sindacale di Polizia), e Saverio Simone Puccio, giornalista e consigliere comunale di Botricello, hanno infatti presentato un esposto al procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, per chiedere di accertare eventuali fattispecie di reato, tra l’altro l’istigazione a delinquere, nei testi dei brani della cantante folk Teresa Merante. «Abbiamo avuto modo di ascoltare i brani della sedicente cantante folk – scrivono Brugnano e Puccio – che inneggiano alla mafia, elogiano boss e latitanti, cantano la gloria di ‘omini d’atri tempi’, con quelle che vengono definite da lei stessa “belli paroli”. Nei testi si riscontrano frasi raccapriccianti, tra le quali: «“Chissa è la polizia, sparati a tutta forza a sta brutta compagnia”; “non aviti paura, su quattru pezzenti, nui simu i latitanti”; “sbirro traditore”; “due giudici erano contro (a Totò Riina) e arrivò il loro giorno… li fece uccidere senza pietà (Falcone e Borsellino)”». [Continua dopo la pubblicità]

Secondo i due amministratori locali, «intorno a Teresa Merante c’è un fenomeno tutt’altro che ristretto: poco meno di 90.000 seguaci su Facebook, oltre 51.000 su Instagram, con oltre 5 milioni di visualizzazioni per i suoi video su Youtube.  Tra i testi che abbiamo avuto modo di verificare, ci sono alcune frasi che appaiono superare il limite della decenza e della semplice libertà di opinione o di espressione». Tra questi brani, Brugnano e Puccio citano il testo di “U Latitanti”: «Un inno a chi si nasconde alla giustizia, ma anche un preoccupante appello a sparare contro le forze dell’ordine. La storia del latitante viene raccontata come quella di un idolo e all’arrivo della polizia le parole sono crude: “…non aviti paura, su quattru pezzenti, nui simu i latitanti…”».

Il Videoclip della cantante Merante a Nicotera
Teeresa Merante a Nicotera

Analoghe considerazioni riguardano la canzone dedicata a Totò Riina, dal titolo scontato: “Il capo dei capi”: «Riina viene descritto come “uomo di tanto rispetto e onore”. Per lui “la galera era villeggiatura…il rispetto non gli mancava”, eppure “tante persone lui ha ammazzato e dei pentiti non si è scordato”. Parole di disprezzo, quindi, per Tommaso Buscetta: “…uomo d’onore lui non lo era”, mentre alle forze dell’ordine vengono abbinati aggettivi come “traditore”».

I due consiglieri comunali hanno anche citato l’ultimo brano edito da Teresa Merante, “Bon Capudannu”, «rivolto – scrivono – ai detenuti e alle loro famiglie, con gli auguri diretti: “Buon capodanno ai carcerati, segregati in galera. Speriamo torniate in libertà, nelle vostre case gioia e serenità”. Nel video della canzone “Bonu Capudannu”, girato a Nicotera, appare anche l’attuale sindaco Giuseppe Marasco che, dopo le polemiche, ha preso le distanze con alcune dichiarazioni pubbliche. «I commenti che appaiono sotto i video e i post della signora Merante – scrivono ancora Brugnano e Puccio – destano perplessità e rischiano di fomentare un clima di illegalità e ingiustizia.

Il sindaco Marasco brinda nel videoclip con la Merante

A nostro parere, nei testi di tali brani prevalgono incitazioni alla malavita e ai suoi uomini, denigrando forze dell’ordine e magistratura, con il risultato di offrire una immagine discutibile di questa terra, facendo gioire, invece, i tanti follower pronti a vedere Teresa Merante come la nuova artista da ascoltare per celebrare un mondo che non può e non deve avere questa ribalta. I messaggi che vengono diffusi attraverso questi testi – proseguono Brugnano e Puccio nell’esposto – non possono essere ricondotti a mere ricostruzioni artistiche e canore, ma equivalgono ad espressioni di odio nei confronti delle Forze dell’ordine e della magistratura e di esaltazione della criminalità organizzata e dei suoi componenti». Da qui la richiesta di «accertare se tali condotte possano ricondurre a fattispecie di reato, quali ad esempio l’istigazione a delinquere, ovvero ogni altro reato che dovesse essere accertato». 

Lia Staropoli, presidente di ConDivisa
Lia Staropoli

Sull’argomento interviene anche Lia Staropoli, presidente dell’associazione “ConDivisa” e co – fondatore del movimento antimafia “Ammazzateci Tutti” nonchè autrice del libro “La santa setta – Il potere della ‘ndrangheta sugli affiliati e il consenso sociale sul territorio” edito da Laruffa. Ne parlo diffusamente del mio libro dedicando un intero capitolo all’argomento, dobbiamo comprendere che l’attività prevalente della criminalità organizzata è proprio quella di tentare di sembrare attraente e, indubbiamente, certe canzoni le conferiscono parecchia propaganda. La criminalità organizzata ha bisogno di sembrare affascinante – afferma la Staropoli – perché il fattore determinante per ‘ndrangheta, camorra e Cosa Nostra è proprio il “consenso sociale”. Senza il consenso sociale la mafia non potrebbe contare sull’omertà e sulla reticenza. E lo cerca ovunque, persino attraverso la musica, ma per esempio anche durante le funzioni religiose con i c.d. “inchini” delle statue dei Santi, per ammantarsi di sacralità. La mafia tenta di conferirsi potere per mezzo di canzoni e proverbi che ritraggono boss e affiliati come benefattori, e per farlo utilizzava anche delle trasmissioni radiofoniche. Come si desume dall’operazione “All inside” contro la ‘ndrangheta. E adesso tenta di usare i social network. Il rischio di emulazione è concreto e possiamo riscontrarne gli effetti immediati nei social. Dove si evince chiaramente che molti ragazzi, giovanissimi, subiscono il fascino dei criminali celebrati in queste canzoni. Gruppi e commenti su facebook che inneggiano a boss e ad affiliati utilizzando lo stesso linguaggio dei criminali. Ragazzi che celebrano e legittimano le condotte criminali dei boss, contestualmente insultano e tentano di delegittimare carabinieri, poliziotti e militari della Guardia di finanza. Ma i pericoli maggiori li riscontriamo nelle roccaforti di ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra, nelle zone fortemente interessate e controllate dalla criminalità organizzata. Qui i ragazzi potrebbero veder legittimate alcune condotte criminali che percepiscono direttamente. Questo ovviamente non significa che gli autori e i cantanti di queste canzoni sono affiliati, ma è ormai noto che il potere più grande della mafia è quello che le viene conferito dall’esterno”.

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