Omicidio Ripepi, la richiesta di rettifica dell’avvocato Lo Torto

«Sono costretto a scrivere la presente nota per precisare alcune inesattezze apparse nei giorni scorsi sulle pagine dei vostri giornali relativamente alla dolorosa vicenda dall’uccisione del povero Massimo Ripepi per mano dell’ex cognato Giuseppe Carnovale». È l’incipit di un comunicato inviato dall’avvocato Nicola Lo Torto alla redazione delle maggiori testate giornalistiche locali che «hanno inteso evidenziare – spiega il professionista – che l’omicidio sarebbe avvenuto per vendicare una presunta violenza che il defunto Ripepi avrebbe operato sulla ex moglie».

«Tale ricostruzione – aggiunge il penalista – è del tutto priva di fondamento fattuale e giuridico, non vi sono nel tempo denunce di violenza a carico di Massimo Ripepi e neanche nel fascicolo processuale che ha portato alla condanna del Carnovale per omicidio volontario vi è traccia di alcuna violenza operata dal Ripepi. Tanto è vero il giudice del Tribunale di Vibo Valentia che ha pronunciato la sentenza di condanna non ha ritenuto il Carnovale meritevole di alcuna attenuante. Sono certo che vorrete rettificare quanto già pubblicato e, nel futuro, non dare ancora seguito a inesattezze storiche e giuridiche che riguardano questa triste e dolorosa vicenda. Tanto era dovuto per amore di verità e per rispetto della memoria del povero Massimo Ripepi brutalmente ucciso per mano dell’ex cognato».

Per completezza d’informazione, precisiamo che – contrariamente a quanto affermato dall’avvocato Lo Torto – è invece presente nel fascicolo processuale per l’omicidio di Massimo Ripepi, una denuncia della moglie della vittima. Aggiungiamo inoltre che è stato l’imputato Carnovale a sostenere, già in sede di interrogatorio di garanzia, la tesi delle presunte violenze familiari consumate da cognato ucciso. Tale particolare era stato peraltro già al centro della discussione in sede di riesame (ordinanza del Tdl di Catanzaro del 13 novembre 2018) ed in Cassazione (sentenza sul ricorso proposto da Carnovale, del 28 febbraio 2019, numero 39091). Fu la stessa Cassazione, nel rigettare il ricorso e a ribadire come la versione dell’indagato fosse coincidente a quella della polizia giudiziaria operante. Sempre per completezza d’informazione precisiamo che nella sentenza di primo grado, Tribunale di Vibo Valentia numero 21/20, il gup fa riferimento al «rapporto conflittuale» tra la vittima e la moglie, richiamando la versione dello stesso imputato.

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