Riaprono le scuole in Calabria, il Tar accoglie il ricorso delle famiglie

di Salvatore Bruno
Per la terza volta il Tar ha bocciato Nino spirlì e la sua ordinanza di chiusura delle scuole dell’infanzia, elementari e medie della Calabria. Il provvedimento emanato dal presidente facente funzioni il 5 marzo scorso, poi integrato il giorno successivo, è stato sospeso dalla giustizia amministrativa che entrerà nel merito della decisione il 14 aprile.

Il ricorso al Tar

Diversi i gruppi di genitori che avevano impugnato il documento ed anche i legali che si erano adoperati per depositare in tempi record i ricorsi. Ed in tempi record è arrivata anche una prima sentenza: non c’erano i presupposti per sospendere la didattica. Nelle motivazioni il Tribunale sottolinea come la normativa statale prevede una serrata di così ampia portata soltanto nelle zone rosse e che pertanto per giustificare il proprio provvedimento, il Presidente facente funzioni avrebbe dovuto fornire i fondamenti di un quadro epidemiologico orientato nettamente verso un peggioramento dei parametri mentre invece il verbale dell’Unità di crisi prodotto al termine della riunione del 5 marzo scorso «al netto delle discussioni inerenti l’attuazione del piano vaccinale, non sembra riportare un vero confronto collegiale sulle questioni inerenti la chiusura delle scuole, trattate dal presidente in apertura di seduta per indicarle quale luogo di grande assembramento e potenziale contagio».

I contagi in Calabria

Il Tribunale poi sottolinea come il trend di aumento dei contagi in Calabria sia considerevolmente inferiore rispetto a quello nazionale e che anche la maggiore crescita registrata in alcuni specifici territori del vibonese e del reggino sia comunque sempre lontana dalla media nazionale. Ancora i magistrati rilevano come il coefficiente di prevalenza di variante inglese pari in Calabria al 9,1% sia il più basso d’Italia.

Riaprono le scuole

Per questo l’ordinanza di Spirlì è stata sospesa, il che significa che da domani si ritorna in classe secondo le medesime modalità utilizzate prima del provvedimento del 5 marzo, quindi con scuole dell’infanzia, elementari e medie aperte ed istituti superiori in cui è ammesso un massimo del 50% degli studenti in aula, con possibilità per le famiglie di optare per la didattica integrata.

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