L’assessore Monteleone risponde dalla pagina social dell’Amministrazione per replicare alle critiche: «Pavimentazione per due volte realizzata e demolita perché l’intervento non era a regola d’arte». Ma i residenti insorgono: «Anni per 20 metri, non se ne può più»
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Il Comune risponde alle critiche mosse da numerosi cittadini riguardo ai lavori che stanno interessando l’area antistante la chiesa di Bivona. Recentemente sulla questione è intervenuto anche Francesco Fusca, responsabile cittadino dell’Udc, che ha denunciato la mancata agibilità dell’ingresso della chiesa, «compromessa da una pavimentazione frutto di lavori svolti non a regola d’arte».
«Per ben tre volte negli ultimi due anni – ha sostenuto Fusca – la ditta incaricata di intervenire per le attività di riparazione ha creato evidente disagio ai cittadini, che non riescono a fruire in modo sereno del luogo sacro».
Alle obiezioni mosse, l’Amministrazione risponde sui social attraverso l’assessore ai Lavori pubblici, Salvatore Monteleone: «La pavimentazione in questione è stata realizzata e poi demolita, per due volte, a causa della "non perfetta esecuzione a regola d'arte". Dunque, i costi aggiuntivi derivanti non sono a carico dell'amministrazione comunale, ma rientrano nel rischio d'impresa e nell'applicazione delle norme contrattuali da parte dell'ente erogante».
Una precisazione, si sottolinea nel post del Comune, per «sfatare notizie prive di fondamento». Un approccio che però non è stato molto apprezzato da alcuni utenti.
«Forse non sapete contare – ha risposto un utente – perché è la quarta volta che rifate il pavimento di cemento. Ma poi, chi fa i controlli? Dovreste essere voi, invece li fanno i cittadini».
Sulla stessa lunghezza d’onda, un altro utente sottolinea come «dovrebbero essere gli uffici comunali a fare i controlli per intervenire in tempo. Non basta dire che gli ulteriori costi non sono a carico dell'Amministrazione per lavarsene le mani».
Punto sollevato da un altro cittadino, che commenta: «Tre anni di lavori per 20 metri di pavimentazione è una vergogna». A dargli manforte un altro residente: «Questi lavori dovevano essere finiti a gennaio 2025. Quindi i disagi ai cittadini non contano?»


