«Perché l’atto intimidatorio perpetrato a Filandari nel 2019 è finito nel dimenticatoio?». È quanto si chiede l’ex consigliere comunale e provinciale Francesco Artusa di Filandari in una lettera aperta che prende spunto dall’individuazione a pochi mesi di distanza dei presunti responsabili dell’intimidazione perpetrata nei confronti di un dirigente comunale di Vibo.

«Oggi - scrive Artusa - guardando i fatti di cronaca che quotidianamente succedono a Vibo e provincia risaltava come si è riusciti a risalire rapidamente ai responsabili dell'attentato contro Santoro. Nel giro di pochi mesi la giustizia ha fatto un lavoro straordinario arrivando alla chiusura dell'indagine con dei "presunti" colpevoli del vile gesto incendiario. Fin qui tutto bene, ma mi duole riportare alle cronache un fatto simile, anzi più grave, successo a Filandari il 30 marzo del 2019, dove ben 2 macchine e una casa, sono stati attinte da colpi di arma da fuoco, con incendio dell’autovettura, tutto in una tranquilla notte, durante la quale l'assessore Artusa Giuseppe e la sua famiglia riposavano al primo piano della stessa abitazione. Abitazione che era anche di mia proprietà. E sebbene ci sono state nell'immediato solidarietà e pagine di giornale, a distanza di anni è finito tutto nel dimenticatoio, nonostante ormai sia di dominio pubblico chi siano mandanti ed esecutori. Ancora aspettiamo, a distanza di anni, di avere risposte».

Considerazioni amare che si chiudono con una nota ancora più acre: «Nonostante le istituzioni invitino la gente a segnalare i presunti reati, il malaffare, poi le stesse istituzioni danno prova di disinteresse, con una giustizia a due velocità a vantaggio di alcuni territori rispetto a altri. Ecco perché chiediamo più attenzione e presenza dello Stato. Non è possibile che reati simili restino impuniti, Con i malfattori liberi e arroganti consapevoli di averla fatta franca».