La segretaria della Federazione di Rifondazione Comunista Vibo Valentia, Marcella Murabito, esprime «profonda preoccupazione per l’ennesimo episodio di violenza accaduto all’interno dell’Istituto penitenziario di Vibo Valentia, dove cinque agenti della polizia penitenziaria hanno riportato gravi ferite a seguito di un’aggressione da parte di detenuti, ospiti di una sezione particolarmente a rischio. Ciò è il segnale di una condizione ormai insostenibile. Il carcere di Vibo, infatti, ospita un numero di detenuti superiore alla sua capienza massima, a fronte di una carenza di organico – prosegue Marcella Murabito – che si attesta attorno al -50%, un sottodimensionamento drammatico dunque, nel quale certamente vanno ricercate le cause dell’accaduto».

Rifondazione Comunista ritiene che «una sproporzione tale, non solo compromette la sicurezza, ma rende impossibile garantire la sicurezza di tutti, i servizi essenziali e l’assistenza dovuta a una popolazione carceraria variegata, con bisogni e vulnerabilità differenti».
 
Da qui la richiesta «di garantire sia ai detenuti sia al personale penitenziario forme di assistenza psicologica e psichiatrica stabili e continuative. Nei detenuti per prevenire l’insorgenza e l’aggravarsi di disturbi mentali comuni – quali ansia e depressione – e negli agenti per evitare il rischio di burn-out. Servono turni sostenibili, nuove assunzioni e investimenti concreti in strutture e servizi». 
«Purtroppo, invece – continua la segretaria di Rifondazione Comunista – la mancata volontà, da parte di chi governa, di comprendere e risolvere concretamente problemi e necessità delle carceri italiane e di chi, da una parte e dall’altra, le vive, rischia di tradursi in una spirale di violenza sempre più frequente e intensa. La destra al Governo, infatti, continua solo a brandire il tema della “sicurezza” come arma propagandistica, da un lato alimentando paure sociali, dall’altro restringendo le libertà e i diritti, attraverso misure repressive come i decreti sicurezza, l’uso smodato e ingiustificato della violenza istituzionale: dalle cariche gratuite contro i manifestanti, all’impiego inappropriato del taser, arma che ancora una volta si è rivelata letale ad Olbia e Genova, come Rifondazione Comunista denunciava già agli esordi del suo utilizzo e dotazione alle forze dell’ordine, nonostante le evidenze scientifiche della sua pericolosità. I fatti di Vibo Valentia, lo sappiamo, riflettono dinamiche comuni in molte altre carceri italiane confermano come la crisi strutturale del sistema penitenziario e delle politiche di sicurezza non possa più essere ignorata; mentre a pagarne il prezzo – conclude Marcella Murabito – saranno ancora una volta le persone più vulnerabili: agenti, operatori penitenziari, detenuti e cittadini».