Ieri al Comune, in vista della ricorrenza di oggi 25 novembre, si è vissuto un momento di grande partecipazione e commozione per rimarcare l’urgenza di un’evoluzione culturale che possa finalmente contrastare efficacemente un fenomeno che continua a seminare disperazione, dolore e ingiustizia
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Un corteo dal messaggio esplicito ha attraversato ieri le vie di Vibo Valentia per l’iniziativa “Uomini uniti contro la violenza sulle donne”, un momento collettivo di riflessione in vista del Giornata internazionale che si celebra oggi, 25 novembre. A partecipare sono stati studenti, istituzioni, associazioni e semplici cittadini, tutti uniti da un messaggio chiaro: la violenza di genere si combatte con la cultura del rispetto e con la responsabilità condivisa. Al termine della marcia, l'atrio di palazzo Luigi Razza, sede del Comune, si è trasformato in uno spazio carico di simboli e silenzi. Su una serie di sedie vuote sono state collocate le foto delle donne vittime di femminicidio, ciascuna accompagnata da una rosa rossa. Un’immagine che ha profondamente segnato i presenti: tra il pubblico alcune studentesse non hanno trattenuto le lacrime, così come l’assessora comunale Vania Continanza, visibilmente commossa.
Proprio dai giovani è arrivato uno dei messaggi più forti della giornata. Simon Stanganello, 17 anni, studente del Liceo "Vito Capialbi”, ha letto una lettera scritta di suo pugno: parole mature e dirette, che hanno colpito i presenti. «La mia è una ribellione a un’idea di maschilità che non mi appartiene» ha detto. «Voglio essere un uomo che non ha bisogno di dominare per sentirsi vivo. Non starò più zitto quando un uomo umilia o controlla una donna. Non tutti gli uomini sono violenti, ma tutti devono essere parte della soluzione».
Ecco la versione integrale della sua lettera:
«C’è chi dice che certe cose sono normali, che sono cose da coppia. E intanto, ogni giorno, una donna ha paura. Una donna viene picchiata, viene uccisa. Io voglio altro. Voglio un modo diverso di stare con le donne. Un modo diverso di stare con me stesso. Voglio essere un uomo che non scambia la libertà di una donna per una minaccia. Voglio essere un uomo che non ha bisogno di dominare per sentirsi vivo. Perché la verità è che la violenza non nasce dal nulla. Nasce da un'idea di maschilità che ci è stata messa in mano come se fosse l'unica possibile. Ma io la rifiuto. Non mi appartiene e non la voglio. Voglio un'eredità nuova per me e per gli uomini che verranno dopo di me».
«Un'eredità fatta di rispetto, ascolto, di parità. E non di paura, non di controllo. Nemmeno di silenzio. Perché il silenzio, sì, è violenza anche quella. Io non starò più zitto quando un uomo umilia, controlla, minaccia una donna. Non farò finta di niente quando un amico fa una battuta tossica. Non dirò più che non mi riguarda. Mi riguarda e come! Io sono qui per dire che non tutti gli uomini sono violenti. Ma tutti gli uomini devono essere dalla parte della soluzione. Perché la violenza sulle donne non si combatte solo con le leggi. Si combatte con gli uomini che scelgono di essere migliori. E io oggi scelgo. Scelgo l'altro modo. Scelgo di voler altro».
Il sindaco Romeo: «Parole esemplari»
Un messaggio che il sindaco Enzo Romeo ha definito «esemplare», sottolineando l’importanza di «celebrare la donna attraverso l’impegno degli uomini». Il primo cittadino ha ricordato che la violenza «è sempre inaccettabile e rende chi la compie una persona debole», aggiungendo che occasioni come questa devono «far capire che il mondo è cambiato e che la donna deve camminare accanto all’uomo, non dietro, in una relazione basata su rispetto ed emancipazione reciproca».
Grande emozione anche nelle parole dell’assessora Continanza, che ha definito la giornata «un momento autentico e non una teatralità». La presenza delle scuole, ha detto, «ha dato un valore enorme», mentre l'avvocato Stefania Figliuzi presidente del Centro antiviolenza regionale “Attivamente Coinvolte” ha ribadito l’impegno della sua associazione nel rafforzare la rete di protezione per le donne vittime di violenza: «Domani (oggi, ndr) firmeremo un protocollo con i carabinieri di Vibo, dopo quello già sottoscritto con la Questura. È un passo importante per costruire una rete concreta di aiuto».
Violenza sulle donne, Vibo provincia “rossa”
Sui numeri e sulla situazione nel territorio la presidente del Centro antiviolenza ha detto: «La provincia di Vibo Valentia è classificata come “rossa”: i casi sono numerosi e c’è ancora molto sommerso» ha spiegato. «I team di psicologi e operatrici seguono le donne in percorsi personalizzati, ma sarebbe fondamentale unire i dati provenienti da Pronto soccorso, ministero dell’Interno e Centri, così da restituire un quadro più completo». Da parte delle istituzioni un invito diretto alle donne: chiedere aiuto. «La violenza non si risolve da sola» ha ricordato l’assessora. «È fondamentale rivolgersi ai Centri antiviolenza e denunciare: la denuncia è il primo vero passo per uscire dal ciclo della paura».
Numeri utili del Centro antiviolenza
- Numero verde 880 20 38
- Numero H24: 388 351 0596

