Depositate dal Tribunale di Vibo Valentia (giudice Alessio Maccarone) le motivazioni di una importante sentenza in tema di responsabilità per danni ambientali con la quale sono stati assolti due imputati per un ipotizzato sversamento illecito di rifiuti a mare avvenuto nel 2021 a Nicotera e Joppolo. In particolare, sul banco degli imputati erano finiti Alfredo Lazzaro, 52 anni, di Vibo Valentia, legale rappresentante della Cal Progetti, e Domenico Albanese, 77 anni, di Polistena, responsabile tecnico con delega ambientale nella Cal Progetti, impresa aggiudicataria dell’appalto per il servizio di gestione, manutenzione, controllo e custodia dell’impianto di depurazione comunale delle acque reflue del depuratore di Comerconi e di quello di Joppolo.
Secondo l’accusa,
i due imputati avrebbero effettuato un’attività di gestione dei rifiuti non autorizzata all’interno della piattaforma depurativa di Comerconi e, nello specifico, un deposito incontrollato di rifiuti speciali derivanti dal processo di trattamento dei reflui costituiti da fanghi da depurazione e sabbie. Tale ipotizzata condotta era stata accertata in data 28 aprile 2021 dalla Guardia costiera di Nicotera.
Il solo Alfredo Lazzaro rispondeva poi quale legale rappresentante della Cal Progetti che gestiva le piattaforme depurative site nel comune di Joppolo nelle località La Morte e Stagliata. Era in tale caso accusato dalla Procura di Vibo Valentia di aver effettuato un'attività di gestione di rifiuti non autorizzata e, nello specifico, abbandonato, così smaltendo illecitamente, rifiuti speciali costituiti da fanghi derivanti dal processo di depurazione e da reflui fognari che, in assenza di trattamento, venivano recapitati, tramite by pass, direttamente nel corpo recettore torrente La Morte sfociante in mare. Nei confronti di Lazzaro era stato infine contestato anche il reato di “getto pericoloso di cose” poiché “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso ed in violazione della medesima disposizione di legge, sversava nel torrente La Morte, sfociante in mare, i rifiuti liquidi, provenienti dalle piattaforme depurative comunali, costituiti da fanghi derivanti dal processo di depurazione e reflui fognari non depurati, così da offendere o molestare le persone”. Tale contestata condotta porta la data del 3 agosto 2021.
Per l’ingegnere Domenico Albanese il pm aveva chiesto la condanna a 4 mesi, per Lazzaro a 8 mesi. Entrambi gli imputati, assolti con formula ampia, sono stati difesi dall’avvocato Francesco Sorrentino.

L’impianto di Comerconi

In relazione all’impianto di depurazione sito nella frazione Comerconi del comune di Nicotera, il giudice non ha ritenuto accertata oltre ogni ragionevole dubbio la penale responsabilità degli imputati per il reato ai medesimi ascritto, dovendo gli stessi essere mandati assolti perché il fatto non sussiste. Se pacifica appare infatti la natura di "rifiuto" di tali elementi accumulati nei letti di essiccamento, chiaro indice di una loro dismissione, alla luce delle dichiarazioni dell'imputato Albanese, corroborate da idonea documentazione e dalle propalazioni di un teste ascoltato in aula, “non chiaro appare il momento a partire dal quale tali rifiuti - il cui dato quantitativo, peraltro, risulta sconosciuto - siano stati accumulati”. In altri termini, per il Tribunale “non si è in grado di stabilire con certezza se in data 28 aprile 2021 fosse o meno decorso il periodo di un anno previsto per il deposito temporaneo dei fanghi, del vaglio e delle sabbie, prima che fossero definitivamente trasportati e smaltiti”. Il giudice fa quindi rilevare che “al momento di avvio dell’impianto di Comerconi, l'imputato e un teste, in maniera contraddittoria, hanno affermato, rispettivamente, che la Cal Progetti ha iniziato ad operare concretamente su Nicotera a marzo 2020 ovvero esattamente un anno prima. “Tale dato, però, può essere interpretato – sottolinea il Tribunale – come un mero refuso in sede espositiva dell'Albanese, apparendo inverosimile che le problematiche descritte si siano protratte per oltre un anno, prolungando una serie di disservizi essenziali per un arco temporale così ampio”. Per il Tribunale, quindi, anche a voler ignorare gli effetti negativi degli scarichi anomali, se si considera il tempo occorrente affinché il letto di essiccamento si riempia - momento a partire dal quale decorre il termine annuale oltre il quale non possono essere depositati i predetti rifiuti - di palmare evidenza è che ad aprile 2021 il suddetto termine non era ancora scaduto, sicché deve pervenirsi ad una pronuncia assolutoria perché il fatto non sussiste, non potendosi affermare che gli imputati abbiano effettuato un deposito incontrollato di rifiuti”.

L’impianto di Joppolo

Era invece la sera del primo agosto 2021 quando una telefonata avvertiva la sala operativa della Guardia costiera dell'avvenuto "inquinamento nelle acque antistanti il lungomare di Joppolo". L'indomani, pertanto, gli operanti avevano proceduto a degli accertamenti sul depuratore che, “in quel momento non era risultato attivo”. Il teste ascoltato in aula ha dichiarato che le pompe avrebbero dovuto immettere l'acqua della vasca di raccolta nel depuratore ma non erano in funzione sicché vi era stato uno sversamento nel torrente La Morte. Ad ogni buon conto, sul posto “c'erano gli operai della ditta che stavano lavorando” e, nel giro di "un'ora", essi avevano "risolto il problema" e l'impianto era tornato operativo.
Successivamente, in data "3 agosto 2021", la polizia giudiziaria aveva appreso che nel “torrente La Morte, vicino al depuratore vi era una intensa esalazione maleodorante assimilabile a quello della fogna” ed era presente uno "scarico" per il tramite di una "tubazione". Sennonché, "all'interno del depuratore erano in atto dei lavori da parte di alcuni operai della Cal Progetti" per tentare di ripristinare il funzionamento dell'impianto e che stavano lavorando sulle pompe”.

Dalla visione del "registro di carico e scarico rifiuti" era stato poi constatato che per il depuratore di Joppolo "c’era stato un solo scarico", peraltro “risalente al 28 aprile 2020", quando erano “stati scaricati seimila litri di fango”. A doversi occupare dello smaltimento dei fanghi, però, secondo quanto “registrato sul contratto di appalto”, era “il Comune di Joppolo".
Oltre al predetto scarico, erano state effettuate ulteriori “due operazioni, sempre di fanghi”, entrambe “giustificate come travaso per un inoculo fanghi attivi”. E infatti, erano “stati trasportati al depuratore La Stagliata 64mila metri cubi di fanghi. Nondimeno, da un sopralluogo presso il depuratore La Stagliata era stato verificato che lo stesso presentava delle carenze tecniche: infatti una delle due linee di acque reflue non funzionava e nella vasca di disinfezione, ossia l'ultima parte prima che i reflui vengano immessi nel corpo recettore (quindi in teoria quelli depurati), erano venuti a galla i fanghi”.

Nel prosieguo era giunta l'Arpacal che, in data "3 novembre 2021", aveva “documentato le carenze strutturali dell'impianto di Joppolo” e a seguito delle analisi esperite dall'Arpacal erano emersi “dei valori tensioattivi totali e di escherichia coli superiori a quelli previsti dalla norma”.  Anche in questo caso il Tribunale è pervenuto a sentenza di assoluzione per l’imputato Alfredo Lazzaro.
“Le investigazioni non consentono di sostenere
infatti che Lazzaro – si legge in sentenza – abbia dolosamente o colposamente sversato nel torrente la Morte i predetti rifiuti”.
Il contratto di appalto stipulato con il Comune di Joppolo aveva previsto che erano “a carico dell'ente il prelievo, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti prodotti dai trattamenti depurativi degli impianti e delle stazioni di sollevamento esterne”. E infatti, anche “il travaso per inoculo dei fanghi attivi dal depuratore del torrente La Morte al depuratore di Caroniti" era stato effettuato "dal Comune di Joppolo e da imprese assegnatarie del servizio, sebbene i predetti fanghi “non costituiscono rifiuti giacché inseriti nel processo depurativo”.
In merito a quanto accaduto nei primi giorni di agosto del 2021, infine, le pompe di sollevamento di testa all'interno del depuratore in località La Morte erano state colpite da "avaria a causa di un loro insabbiamento", come provato dall’avvocato Francesco Sorrentino che ha esibito in aula una comunicazione del 28 aprile 2021 della Cal Progetti la quale comunicava al Comune che era “necessario provvedere con la massima urgenza alla pulizia dei due dissabbiatori installati nell'impianto La Morte”.

Imputato assolto e responsabilità del Comune di Joppolo

L’imputato Lazzaro è stato quindi assolto poiché, ad avviso del Tribunale, nel caso in esame non è stata fornita alcuna prova in merito ad un reiterato e costante sversamento nel torrente "La Morte” dei fanghi e dei reflui fognari dell'impianto depurativo sito in tale località, asseritamente effettuato tramite by-pass che, dunque, sarebbe indicativo di un abbandono incontrollato dei rifiuti; né, a tali fini, “appare sufficiente la mancata esibizione da parte dell'imputato – spiega la sentenza – della documentazione di carico e scarico rifiuti, posto che tale attività era contrattualmente a carico del Comune”. Nessun dubbio, però, che in data 3 agosto 2021 vi sia stata una fuoriuscita di liquami dall'impianto, così come accertato dalla polizia giudiziaria operante (Guardia costiera), susseguente, però, ad un guasto del depuratore in gestione alla Cal Progetti, benché “derivante da inadempimenti contrattuali puntualmente segnalati dal Lazzaro al Comune di Joppolo”. Ciò, dunque, “appare sufficiente ad escludere il dolo e – sottolinea il giudice in sentenza - nemmeno appare ravvisabile la colpa giacché, sebbene il guasto verificatosi fosse prevedibile ed evitabile”. Un articolo del contratto pone infatti in capo al Comune di Joppolo la manutenzione straordinaria, sicché “alcuna condotta alternativa poteva essere richiesta al Lazzaro”. Da qui l’assoluzione e l’indicazione da parte del Tribunale delle responsabilità contrattuali alle quali nel 2021 non sembra aver adempiuto il Comune di Joppolo.