Sulla misura cautelare in carcere per la donna di Briatico dovrà nuovamente pronunciarsi il Tribunale del Riesame. Si trova attualmente imputata nel maxiprocesso in corso a Vibo
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La prima sezione penale della Cassazione ha accolto il ricorso presentato nell’interesse di Roberta Bonavita, 55 anni, di Briatico, difesa dall’avvocato Giovanni Vecchio del Foro di Vibo Valentia, disponendo un nuovo giudizio innanzi al Tribunale del Riesame di Catanzaro. Roberta Bonavita è attualmente detenuta in forza dell’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip distrettuale di Catanzaro nel 2023 nell’ambito dell’operazione Maestrale-Carthago. Il provvedimento custodiale a carico della stessa era stato poi confermato nei giudizi cautelari, ancorché si fosse registrato un precedente annullamento da parte della Suprema Corte relativamente alla prima decisione del Tribunale del Riesame. Alla nuova decisione della Cassazione si è arrivati poiché la difesa di Roberta Bonavita aveva presentato un’istanza di revoca della misura cautelare al Tribunale di Vibo Valentia (dinanzi al quale si sta celebrando il giudizio di primo grado) chiedendo una rivalutazione del quadro indiziario alla luce di talune sopravvenienze probatorie, rappresentate dalle sopravvenute decisioni favorevoli per alcuni coimputati e dalle risultanze emerse in sede dibattimentale. Più nello specifico, si era richiamata l’attenzione dell’autorità giudiziaria procedente sulle pronunce cautelari favorevoli emesse nei confronti di alcuni coimputati, come il fratello della ricorrente (Armando Bonavita, difeso sempre dall’avvocato Vecchio) per il quale la Corte di Cassazione ha escluso la gravità indiziaria per tutti i reati contestati anche a Roberta Bonavita.
Il Tribunale di Vibo Valentia aveva, tuttavia, rigettato l’istanza difensiva ritenendo che la decisione sopravvenuta favorevole a un coimputato non potesse costituire un fatto nuovo idoneo a scalfire il giudicato cautelare. Considerazioni analoghe sono state poi espresse dal Tribunale del Riesame di Catanzaro che, giudicando sul successivo appello cautelare, aveva reputato ostativa la presenza della precedente decisione sulla gravità indiziaria evidenziando, altresì, l’inidoneità degli elementi nuovi a scalfire il precedente giudizio. Nell’interesse di Roberta Bonavita è stato, però, interposto ricorso per Cassazione (avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga) censurando, sotto un duplice profilo di legittimità, le conclusioni a cui erano pervenuti i giudici territoriali. In primo luogo si è segnalato come il principio della preclusione cautelare abbia una portata più modesta rispetto a quello del giudicato, sia perché è limitato allo stato degli atti, sia perché copre soltanto le questioni dedotte nei procedimenti di impugnazione. In secondo luogo, si è evidenziato come, in materia di gravità indiziaria, la decisione sul coimputato nel reato, diversamente da quanto avviene sotto il profilo delle esigenze cautelari, possa costituire un fatto nuovo sopravvenuto del quale tener conto ai fini della rivalutazione del quadro indiziario. Evenienza tanto più da approfondire laddove ci si trovi dinanzi a decisioni che escludano la sussistenza del reato nei confronti di un coimputato. Tali rilievi sono stati positivamente valutati da parte dei giudici della Suprema Corte, che hanno annullato l’ordinanza emessa dal Tribunale del Riesame di Catanzaro disponendo un nuovo giudizio innanzi allo stesso.
Roberta e Armando Bonavita sono figli del defunto Pino Bonavita, ritenuto a capo dell’omonimo clan di Briatico e deceduto nel luglio 2022. Sono stati attinti da misura cautelare con l’accusa di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e per una presunta condotta estorsiva in danno del gestore del villaggio turistico “Green Beach” di Briatico.

