Immediata liberazione con contestuale divieto di dimora in Calabria per Paolo Ripepi, 60 anni di Ricadi. La decisione è del Tribunale collegiale di Vibo Valentia – in accoglimento di un’istanza avanzata dall’avvocato Giovanni Vecchio – dinanzi al quale Paolo Ripepi si trova imputato nell’ambito del maxiprocesso nato dall’operazione antimafia denominata Olimpo, riunita poi all’inchiesta Maestrale-Carthago.
La vicenda nasce dall’aggravamento della misura degli arresti domiciliari disposto dal gip distrettuale con il carcere a seguito di alcune violazioni da parte di Paolo Ripepi rispetto alle prescrizioni connesse alla misura cautelare. Per il Tribunale di Vibo Valentia, le esigenze cautelari per Ripepi devono ritenersi attenuate in considerazione del lasso di tempo trascorso in carcere e del comportamento dell’imputato. Anche la misura degli arresti domiciliari è stata ritenuta dai giudici troppo afflittiva e pertanto le permanenti esigenze cautelari possono essere adeguatamente fronteggiate con la misura del divieto di dimora in Calabria, in quanto “la distanza dalla regione è idonea ad elidere ogni legame con l’ambiente criminoso descritto nell’ordinanza genetica e a distogliere l’imputato dal compiere reati”.
Nel processo “Maestrale-Carthago-Olimpo”, Paolo Ripepi è imputato per il reato di tentata estorsione aggravata in danno dell’imprenditore Vincenzo De Nisi, nonché per essere ritenuto il promotore di un’associazione per delinquere (semplice) dedita al riciclaggio e alla ricettazione di mezzi agricoli. Insieme a Paolo Ripepi rispondono della tentata estorsione aggravata anche Diego Mancuso di Limbadi e Davide Surace di Spilinga ((già giudicati con rito abbreviato), Giuseppe Accorinti di Zungri, Costantino Gaudioso di Zungri e Gianfranco La Torre, quest’ultimo sindacalista di Ricadi ed assolto in abbreviato da tale accusa.